Etimologicamente concentrarsi significa stare con il centro. La concentrazione quindi è un atto di attenzione focalizzata su un punto, su un oggetto, su un’immagine o su un mantra. Concentrarsi non è assolutamente uno sforzo; se diventa sforzo stiamo già fuori di questa pratica.
Se mi concentro su un dito, lo faccio esistere nella mia coscienza e quindi lo sento. Ciò vuol dire che l’attenzione dà consistenza alla nostra realtà e fa aumentare la nostra coscienza.
Nel nostro corpo ci sono centri energetici (chakra) particolarmente adatti alla pratica della concentrazione e conosciuti nelle varie tradizioni: il centro del cuore, il centro della corona (sopra la testa) e il centro della fronte (terzo occhio). Ognuno di questi centri ha una sua funzione ed una sua qualità.
Riporto le parole di Mère: “Il potere della concentrazione nel centro del cuore è di aprire quel centro e con il potere dell’aspirazione, dell’amore, della bhakti (devozione) e dell’abbandono (surrender), rimuovere il velo che copre e nasconde l’anima, per riportare l’anima… a guidare la mente, la vita ed il corpo,…per aprirli completamente al Divino.”
“Il potere di concentrazione sopra la testa è di portare pace, silenzio… ed aprire la strada alla coscienza inferiore (mentale, vitale, fisica), …affinchè i poteri della coscienza superiore discendano nella mente nella vita e nel corpo.”
“Il potere di concentrazione tra le sopracciglia è di aprire quel centro,liberare la mente e la visione interiori e la coscienza interiore… con i suoi poteri e le sue esperienze. (…) Ma il pericolo di questo procedimento è che ci si possa trovare rinchiusi nelle proprie formazioni mentali-spirituali, invece di uscirne verso un’esperienza spirituale libera ed integrale.”
Sri Aurobindo dice che è meglio concentrarsi nel cuore perché in questo centro si trova l’aspirazione più intensa e la più grande spinta a progredire.
Continua..
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