Mi capita spesso che vengano nel mio studio persone con disagi emotivi ed esistenziali che da molti anni ormai fanno numerosi percorsi di meditazione, corsi di respirazione e di yoga… eppure continuano ad essere preda delle loro emozioni, di depressioni ricorrenti e di senso di inutilità.
Ci si aspetterebbe che, dopo tanto lavoro interiore, queste persone avrebbero dovuto già trovare un loro equilibrio; ma non è così.
Naturalmente la prima considerazione da fare è che esse non abbiano fatto un serio lavoro di ricerca interiore; la seconda considerazione è che esse hanno trascurato un accurato lavoro psicologico sulla loro personalità, sul loro carattere… in poche parole, sul loro EGO.
Un serio lavoro interiore presuppone che non ci sia la foga di iniziare mille esperienze di meditazione e di pratiche spirituali, lasciando poi tutto a metà per inseguire un nuovo insegnamento, nuove pratiche, nuovi maestri..
C’è questa tendenza al consumismo spirituale che sostituisce alla qualità la quantità.
E’ come se, per curarsi meglio, si nutrisse la convinzione che sia più efficace aumentare la dose ed il tipo di farmaci.
Al contrario una disciplina interiore ha bisogno di regolarità, di costanza, di durata e di dedizione. Non si deve affrontare come se fosse solo un insieme di tecniche, ma bisogna metterci l’impegno e l’aspirazione. La fretta, caratteristica del nostro secolo, ostacola qualsiasi trasformazione. E’ un percorso lungo e che comprende tutti gli aspetti della nostra vita.
Il secondo aspetto importantissimo è che il vero ostacolo alla trasformazione è la struttura dell’ego, di cui si occupa la psicologia. I traumi dell’infanzia, i temi di relazione affettiva con le figure familiari alterano in maniera significativa la nostra vita affettiva attuale e lasciano dei vuoti che continuamente ci obbligano a cercare all’esterno gratificazioni ideali e quindi impossibili.
Ci portiamo dentro, antiche paure, pene, rabbie, frustrazioni che alterano anche la nostra ricerca spirituale. Queste emozioni restano imprigionate nel nostro corpo
E nessuna operazione esclusivamente mentale riesce a scioglierle. E persino in una psicoterapia corporea a volte ci sono difficoltà a risolverle. Intendo dire che anche il percorso di una psicoterapia (corporea) non può essere vissuto come una tecnica meccanica che sblocca automaticamente.
Certamente i tempi si riducono e l’intervento è più efficace, ma comunque la fretta deve essere bandita e ci vuole la partecipazione di chi decide di percorrere questa strada.
La nuova psicologia è dunque sempre più ad orientamento integrale.
Continua..
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