In ebraico: He. Un suono lievemente aspirato, di h inglese, se si trova all’inizio o all’interno di una parola, e muto se invece si trova alla fine (dove spesso indica il genere femminile). È il geroglifico della vita, dell’invisibile, della spiritualità, dell’anima, della verità e della femminilità: anche in greco e in latino, d’altronde, l’anima era immaginata come femminile; e in ebraico è femminile anche lo spirito (ruakh).
Eccola qua, la bellissima H – nei giorni dell’Angelo Hahahe’el, che di H ne ha addirittura in eccesso. Sapevate già cosa significa questo geroglifico, l’abbiamo visto nel nome di Yahweh e in quello di Eva. Ora (dato che i geroglifici sono fatti apposta per riflettere, e anche per meditare) vorrei richiamare la vostra attenzione sul particolare legame che la H ebraica stabilisce tra la Spirito e la femminilità. È una cosa nuova, per chi è cresciuto nel cristianesimo: la Trinità risulta infatti compattamente maschile, grazie all’influsso della lingua latina – Pater, Filius et Spiritus sanctus. La vetta dei cieli, a Roma, era stata preclusa alla Donna per vari motivi: da un lato influì in tal senso la setta di Mithra, assai maschilista, diremmo oggi, con la quale i cristiani dovettero venire a patti, quando il loro più illustre rappresentante, l’imperatore Costantino, decise di cristianizzare l’Impero (313 d.C.). D’altro lato, la Chiesa di Roma era a quell’epoca in fortissima tensione con le correnti cristiane gnostiche, che non solo ammettevano il sacerdozio femminile, ma ritenevano che proprio una donna, la Maddalena, fosse stata la più fedele continuatrice dell’insegnamento di Gesù; a ciò si aggiunse la misoginia di buona parte dei giudeo-cristiani, san Paolo soprattutto. Il risultato fu che per diversi secoli, nella Chiesa, si ebbe qualche difficoltà ad ammettere che le donne avessero un’anima (e tuttora la loro anima non sembra essere sufficiente ad aprire loro la carriera sacerdotale). Che differenza rispetto alle origini! Giovanni Battista vide lo Spirito discendere su Gesù sottoforma di colomba (Giovanni 1,32), e in ebraico «colomba», yonah, vuol dire anche «la sposa». Nei Vangeli le donne appaiono coraggiose, intelligenti, illuminate: da colei che per prima, a Cana, spinse Gesù a fare miracoli, alla Samaritana, che rischiò la vita per fargli propaganda, a Marta, Maria, Maddalena… mentre gli uomini si rivelano, specialmente in Giovanni, quasi tutti vili, deboli, ipocriti, o semplicemente stupidi. «Perché ami lei più di noi?» domanda Pietro a Gesù, nel Vangelo di Filippo (gnostico), intendendo ancora sempre Maddalena; e Gesù risponde soltanto: «Già, Pietro: perché amo voi meno di lei?» D’altra parte, i Vangeli avvertono chiaramente: Gesù venne portato dai genitori in Egitto, e lì crebbe, in una sapienza che da millenni collocava l’elemento femminile ai vertici della Divinità. E voi? Riuscite, oggi, a immaginare un aspetto femminile, una H dello Spirito divino? Nella Bibbia se ne parla molto, nel libro della Sapienza, nei Proverbi, nel Cantico dei Cantici. Provate a PENSARLO. È molto emozionante.
continua..
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