Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

21.GLI ANGELI DEL CASTELLO

23/11/08

Con oggi ha inizio – e durerà fino al 22 dicembre – una serie di ritratti angelici vicinissimi tra loro: una vera e propria «famiglia», che copre tutto il segno del Sagittario. Per nessun altro segno zodiacale avviene qualcosa di simile: è anzi raro che due Angeli dello stesso segno si somiglino. Qui invece, con i cosiddetti Principati (così si chiamano i prossimi sei Angeli), assisteremo a un variare del medesimo tema esistenziale, di un medesimo atteggiamento verso il prossimo e verso se stessi: ed è appunto il Castello. O almeno così lo chiamo io, dato che nel nome del primo Principato, Wehewu’el, compaiono quelle tre lettere:

principati

che non solo significano, ma raffigurano anche (come in un pittogramma) due torri e un qualche splendido segreto nascosto, inaccessibile, racchiuso da esse. Come un castello su un monte. E i «protetti» dei Principati sono proprio così o, meglio, sembrano aver posto questa condizione allo svolgimento dei loro compiti nel mondo: «Nessuno deve sapere quanto di bello, di grande, di nobile ho in me. Nessuno deve poter vedere i veri tesori del mio cuore, le vere profondità della mia anima… Solo io». Il che non significa che siano chiusi, schivi: tutt’altro! Ma quanto più sono estroversi, tanto più recitano, e recitando si proteggono. Io li immagino come signori medievali, che ogni tanto scendono a passeggiare, ad agire, a donare nella valle, e non vedono l’ora di risalire in cima alla loro torre, dove soltanto loro hanno acceso, e dove sono – soltanto lì – veramente se stessi. Qual è il loro segreto? Modestia? Aristocratico disprezzo? Timidezza?

Niente del genere, a quel che ne ho potuto comprendere finora. La mia opinione è che appartengano a un tipo particolare di persone, molto evolute, che han cominciato a cercare in se stessi una forma di identità più alta, più grande del semplice «io». Per moltissimi altri, l’«io» non c’è ancora: si accontentano di appartenere a un qualche«noi» (nazione, squadra, azienda, famiglia, religione, razza…); per molti altri l’«io» è un punto di arrivo, e riuscire a essere se stessi è una grande conquista. Per i «protetti» dei Principati l’io è una porta, una HE, l’inizio di una via. E sono impazienti di avventurarsi più in là. E li annoia, li infastidisce, li opprime ciò che nella gente è un «noi», e anche ciò che nel loro prossimo è semplice accettazione e soddisfazione dell’«io» soltanto. I Principati, del resto, sono gli Angeli della bellezza (Dante, nel pieno rispetto della Qabbalah, li colloca nel terzo cielo del Paradiso, quello di Venere) e la bellezza, come sapete, è sempre quel qualcosa di più che si coglie nelle forme, e che supera le forme stesse…

continua..

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