Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

41. RACCONTO DI UNA RA’AHA’EL

01/03/09

Quando ero ancora all’inizio dei miei studi di Angelologia c’erano molti Angeli di cui mi sembrava di non aver capito gran che, e Ra’aha’el era uno di questi. Mi sembrava troppo strano, e improbabile, che le persone nate dal 1° al 6 marzo dovessero veramente ritrovare cose smarrite o persone perdute di vista, per sentirsi felici e realizzate. E quella volta fu un’esperienza, a farmi intendere meglio. Avevo parlato di quest’Angelo a una sua «protetta» (che saluto caramente, se mi sta leggendo), le avevo spiegato quel che dicevano i Codici antichi: che Ra’aha’el dona un forte, combattivo, meticoloso senso di giustizia, e che il modo migliore per usarlo era appunto ritrovare ciò che si è perso, e capire in che modo e perché lo si è perso, e che se lei si fosse impegnata in questo ne avrebbe avuto notevole fortuna, e così via. Ma, non essendone convinto io stesso, non riuscii nemmeno a convincerne lei, ed ebbe la netta impressione che fossero tutte sciocchezze. 

La rividi qualche mese dopo e mi raccontò, divertita e contenta, quel che le era successo nel frattempo: 

«Un po’ di tempo fa» disse «stavo facendo pulizia nel nostro box, e da uno scaffale è caduta una busta: c’erano dentro altre buste. Be’ – ho pensato, – si vede che qualcuno l’ha messa qui per qualche buona ragione, e che qui deve stare. Ma poi mi è venuta la curiosità di vedere cosa conteneva, ed erano le lettere di mio marito e della sua amante…»

«No! Ma dai» dissi io.

«Eh sì. Allora ho pensato: gli faccio subito una scenata. Ma poi no – mi sono detta, – vediamo prima come stanno davvero le cose. E ho cominciato a seguire mio marito, ho fatto anche due foto mentre entrava in casa di quella lì, e alla fine, una sera, gli ho messo davanti la situazione con tutte le prove, e gli ho detto pari pari: «Io mi tengo la casa, d’accordo?» senza alzar la voce né altro…»

«E lui?»

«E lui niente, abbiamo chiuso, ma la storia non è finita. Neanche tre settimane dopo, stavo aspettando l’autobus e vedo che arriva…» (e qui fece un bellissimo sorriso) «vedo che arriva, come dire, insomma… Io ho avuto un solo grande amore in vita mia, e non era mio marito, ma quest’altro.»

«Quello che stava arrivando?»

«Sì. Mi ha vista, ci siamo seduti alla fermata, abbiamo cominciato a parlare… Erano anni che non lo rivedevo. Abbiamo perso non so quanti autobus, mentre parlavamo lì. E adesso abitiamo insieme da un mese.»


È una bella storia, a mio parere. Niente di cabbalistico in senso stretto, ma comunque mi fu utile. Lì cominciai – tutto a un tratto – ad accorgermi di come, per esempio, Pasolini (5 marzo) ritrovasse e aiutasse a ritrovare ciò che le culture italiane avevano perduto nei loro matrimoni sbagliati; e del «divorzio» a cui Gorbaciòv (2 marzo) cominciò a guidare la Russia; e tante altre esperienze ancora. La parte empirica dell’Angelologia è infatti importantissima, in quanto aspetto visibile di un invisibile. Grazie ancora a quella mia cara amica, per l’aiuto! 



Continua..

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