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46. GLI INTELLIGENTISSIMI E IL DIAVOLO

26/03/09

La «…e», come l’abbiamo descritta nella scorsa puntata, è un tratto comune a tutti quanti gli Angeli di queste settimane, che sono i famosi Serafini (dal 21 marzo al 30 aprile), e si esprime in ciascuno di essi in maniera diversa. Nell’Angelo di oggi, diventa la bravura di considerare ogni questione da un punto di vista più alto di quelli altrui: gli Yeliy’el sono maestri nell’«e inoltre» e nel «e quindi», scorgono premesse e traggono conclusioni che noialtri non ci sogneremmo nemmeno. Sono disperatamente «mentali», certo – come del resto tutti i Serafini – ma che piacere ascoltarli, che lezioni d’intelligenza sanno dare. Saraph in ebraico vuol dire «ardere»; e gli Yeliy’el sono simili alla luce di un forte incendio. Saraph significa anche «drago»: e certamente gli Yeliy’el sono maestosi esseri a sangue freddo (non sono rettili i draghi?), il cui cuore è enormemente lontano dalla mente, e la cui mente può dunque dispiegare tutta la propria lucidità senza interferenze sentimentali.

O almeno così dovrebbe essere quando va tutto bene. Avrete notato, dai ritratti, che ciascuna Energia angelica può presentare determinati rischi, se la si adopera male: se, cioè, i loro «protetti» la ignorano (e allora si vendica di non essere stata adoperata) o anche se eccedono, se ne abusano. 46_techCompito dell’angelologo – nel caso che vogliate scegliere, in futuro, questa emozionante occupazione – non è soltanto indicare quali compiti esistenziali dovrebbero toccare a ciascuno in base agli antichi Codici, ma anche, al tempo stesso, spiegare ogni volta che un compito non è tutto nella vita. Un buon angelologo spiega sia come non sprecare forzenel tentativo di raggiungere obiettivi che non ci competono, sia come imparare a riprender fiato, di distrarsi, una volta che ci si sia messi in marcia verso gli obiettivi appropriati.

Nel caso di Yeliy’el, la questione è particolarmente delicata: ai suoi intelligentissimi «protetti» va consigliato di essere talmente intelligenti da permettersi, ogni tanto, di fare un po’ gli stupidi. Diriscoprire la dimensione del cuore – che in loro è poco sviluppata, e perciò ingenua, indifesa, goffa. Il cuore, l’istinto è, in loro, ciò che gli junghiani chiamano «l’ombra»: gli aspetti trascurati, negati, repressi della personalità, che, quando li si esclude troppo dalla vita quotidiana, possono facilmente rivoltarsi e combinare brutti scherzi. Jung spiegava che nell’«ombra» ciascuno ha il proprio diavolo, il proprio avversario personale; e che l’unico modo per renderlo inoffensivo è portarlo alla luce e venire a patti con esso. Gli Yeliy’el sono fin troppo bravi nel tenere tutto sotto controllo: il loro «diavolo» è il disordine, che può irrompere nella loro vita, tutt’a un tratto, sotto forma di improvvise, disastrose inavvertenze. Gli Yeliy’el sono imbattibili nel guidare fermissimamente la loro passionalità: il loro «diavolo» potrà tanto più facilmente farli innamorare, a un certo punto, della persona più sbagliata, e determinare in tal modo un periodo orrendo della loro vita. Imparino dunque a considerare e a usare le loro doti cum grano salis, il che nel loro caso significa con un pizzico di follia e di candore, almeno tre volte a settimana.

Ci vuole molto coraggio, senza dubbio. Uno scrittore che amo molto, Lev Tolstoj (che non era uno Yeliy’el, ma aveva molte affinità con quest’Angelo, come spesso capita ai romanzieri) diceva che le persone sagge devono addestrarsi al «coraggio della stupidità»: a fare cose, cioè, dinanzi alle quali chi si ritiene più intelligente di loro scuoterebbe il capo in segno di disapprovazione e compatimento. Fu grazie a questo coraggio che Tolstoj scrisse, tra l’altro, Guerra e pace, non curandosi del fatto che molti suoi stimati conoscenti lo considerassero uno scrittore finito, scioccamente smarritosi in un un progetto troppo lungo, troppo ambizioso. Ne venne invece un capolavoro e uno dei più grandi successi editoriali che la storia ricordi. Il coraggio della stupidità: ricordatevelo, protetti di Yeliy’el. Lì è il segreto della vostra grandezza, oltre che della vostra armonia interiore.

Continua..

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