Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

18.AYIN

07/11/08

Si trascrive come uno spirito aspro:‘. Ayin. Un tempo doveva essere un netto suono gutturale, come la h di «Manhattan»; oggi la sua pronuncia tende ad assomigliare sempre più a quella dell’aleph. È il geroglifico dell’apparenza esteriore e ingannevole, del sentito dire, dei rumori confusi, e anche del nulla, del vuoto e di tutto ciò che è perverso e malvagio. 

‘Agmah, la tristezza; ‘aieph, essere stanco; ‘azuv, essere abbandonato; ‘ergah, la nostalgia; ‘itonim, i giornali; ‘atar, il fumo scuro; ‘aniuth, la povertà… Quante parole pesanti, deprimenti cominciano con questa lettera. Nell’Angelo di questi giorni, come anche in quello che lo segue, la funzione dell’ayin è ben comprensibile: i loro «protetti» sono persone dotate di straordinarie qualità di intuizione, di veggenza spesso, di telepatia quasi sempre, e inoltre inventive, creative, sapienti e irresistibilmente versatili; è dunque fatale che debbano scontrarsi contro tutta la serie di resistenze esteriori e (soprattutto) interiori, contro ombre di incertezza ben più grandi di quelle con cui ha a che fare chi è meno dotato di loro. Un po’ più strano appare invece il fatto che una delle parole ritenute più belle e desiderabili della Bibbia, ‘Eden, l’Eden, il paradiso terreste, cominci anch’essa con questa lettera tanto ostica. Ma a questo riguardo gira da millenni un equivoco che è bene chiarire. Il celeberrimo «Giardino dell’Eden» non era affatto, nel testo sacro, un luogo radioso che l’umanità perdette per una malaugurata disobbedienza. ‘Eden vuol dire: «la dimensione (N) di ‘D» e il geroglifico ‘D indica non una qualche somma di delizie, ma semplicemente il tempo che stai vivendo ora. È il presente, il «per adesso», l’«ancora» e il «non ancora». E gan ‘Eden, solitamente tradotto «il giardino dell’Eden», vuol dire in realtà: una RECINZIONE attorno al tempo che stai vivendo. Un luogo chiuso; un tempo sospeso; una specie di laboratorio, se non addirittura di provetta, in cui il Dio-Signore, YHWH, decise di confinare l’adam appena creato da ELOHIM. E non per nulla gli diede quell’ordine: non mangiare dell’albero della conoscenza! E dunque: non conoscere! Non farti domande! Non crescere! Fu una decisione ardita, poiché diametralmente opposta all’indicazione che Elohim aveva dato a ciascuno di noi: «Cresci e moltiplicati!» (cioè impara a conoscere quanto sei più grande di quel che credevi). E naturalmente, come al solito, YHWH venne frustrato: la sua idea di una human reservation, il suo tentativo di tener lontana l’umanità dalla dinamica della realtà si infranse contro l’impulso umano-divino a superare i limiti. E se nelle religioni istituzionali ci viene insegnato che quella fu una colpa dell’uomo – e addirittura il principio di tutte le colpe! – è soltanto perché YHWH ha tuttora moltissimi sostenitori, troppo fedeli, troppo bisognosi di un’autorità da imporre a se stessi e agli altri.

continua..

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