ts. In ebraico: Tsade. La z sorda di «zio». È il geroglifico del cambiamento: del punto in cui qualcosa (una vicenda, un periodo, una vita, una dimensione) si risolve, finisce, e comincia ad assumere un nuovo significato, o nuove direzioni. Come una strada che giunge a un bivio.
Nel ritratto dell’Angelo di questi giorni si parla della Tsade come immagine dell’istmo, e poi della meravigliosa energia dell’infanzia. Riguardo al potere degli Arcangeli di distruggere il passato, aggiungo qui un riferimento alle Scritture: Isacco, Yitskhaq, deriva dal verbo «ridere», in ebraico tsakhaq. E ciò perché Isacco fu irresistibilmente connesso, da sempre, con le risate. Suo padre Abramo rise di nascosto, quando Dio (’Elohim) gli annunciò che gli sarebbe nato un figlio: Abramo infatti aveva allora novantanove anni e sua moglie Sara ne aveva novanta. «Stavolta ’Elohim l’ha proprio sparata grossa» pensò suppergiù il vecchio, «si è mai sentita una cosa del genere?» (cfr. Genesi 17,17). ’Elohim non ci fece caso. Di lì a poco venne anche il Signore (YHWH) a ripetergli quell’annuncio: gli apparve sotto forma di tre individui, decisamente arcangelici, e mentre questi tre discorrevano con Abramo, Sara ascoltò di nascosto e, questa volta, fu lei a ridere sentendo parlare di sua una gravidanza imminente. YHWH, più nervoso di ’Elohim, si risentì un poco. Il passo è bellissimo:
YHWH disse ad Abramo: «Perché Sara ride? C’è forse qualcosa di impossibile a YHWH?..» Allora Sara negò: «Non ho riso!» perché aveva un po’ paura. Ma Lui disse: «Sì, ha riso eccome».
Genesi 18,13
YHWH tenne il broncio per un po’, ma poi lasciò correre. E un anno dopo, Sara scese quel nome, Yitskhaq («Colui che fa apparire il riso») proprio in memoria di quel momento:
perché Sara disse: «’Elohim mi ha proprio dato di che ridere!»
Genesi 21,6
La vicenda è tenera e buffa, e contiene un altro segreto fondamentale per non lasciarsi bloccare dal proprio passato: riuscire a riderne, come Abramo e Sara seppero ridere dei loro lunghissimi anni di sterilità. E voi certamente sapete perché si ride, e qual è la profonda natura dell’impulso comico: è lo STUPORE. Si ride di ciò che ti sorprende. E ciò che ti sorprende è sempre, infallibilmente l’ACCORGERTI di qualcosa che prima non sapevi, non credevi, non ritenevi possibile. Dovete sapere che moltissimi rimangono perennemente bloccati dal loro passato, proprio perché hanno paura di accorgersi di essere diversi da quel che si erano convinti di essere. Hanno paura, perché pensano che sia un’emozione troppo forte. Non sanno, nessuno gliel’ha detto, che quell’emozione è molto forte, sì, ma produce il riso – e il riso è bellissimo. È una manifestazione di libertà (chi ride di una cosa, ride di quella cosa, e al contempo di se stesso, e degli altri, e di tutto: è libero, in quel riso), e ora voi lo sapete, a differenza di quei moltissimi.
Continua..
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