L’Angelo di oggi e i due successivi sono (e proteggono) gli specialisti dell’autosuperamento. Yeyay’el èl’imboccatura del porto: e per i cercatori spirituali non vi è situazione che non possa essere vista come un porto in cui si sta momentaneamente sostando. Milahe’el è l’antidoto all’egoismo: il magnifico talento che concede ai suoi «protetti» è quello di scoprire cosa vogliano gli altri e di realizzare i loro desideri. E Khahewuyah è maestro nello sradicare dagli animi la voglia di aver ragione, dalla quale dipendono tanti mali che ci affliggono: vanità, orgoglio, ira, sconforto, senso di incomprensione, pessimismo e via dicendo.
È chiaro che, seguendo questi Troni, si rischia facilmente di ritrovarsi esclusi da quella che per i nostri contemporanei è la normalità, oppure – tutte le volte che il coraggio verrà meno – di sentire la normalità stessa, e il nostro adeguamento ad essa, come una radicale, bruciante sconfitta, come un tradimento di sé.
Del tutto legittimamente, i «protetti» di questa Terza Sephirah potrebbero dunque domandarsi due cose: primo, perché dopo tanti millenni che Dio (Ain Soph, Elohim, Yahweh) governa il mondo, quella normalità è ancora così soffocante? Secondo: qual era il Progetto iniziale (che evidentemente va a rilento), che cosa avevano in mente Dio e i suoi altissimi Angeli, quando completarono e misero in moto quest’Albero della Vita? Provate a porre voi queste questioni alla vostra parte angelica (non potete sbagliare, è proprio in fondo al cuore, domandate lì e sentirete la risposta, se riuscite a star zitti interiormente) e vediamo cosa vi dice. Per quel che ne so io, dalle mie letture e decifrazioni, la normalità che ai «protetti» dei Troni appare tanto stretta e scomoda ha proprio il compito di far apparire, risaltare e fruttare le loro qualità, i loro aspetti migliori, che altrimenti essi non conoscerebbero mai.E il Progetto iniziale, a mio parere, doveva assomigliare molto a quell’immagine del Tao che certamente conoscete: il bianco e il nero contrapposti. Come dice Mago Merlino ne La spada nella rocciadi Disney:
For every up there is down,
for every square there is round,
for every high there’s a low…
Canzoncina taoista anche questa: «per ogni su c’è sempre un giù, per ogni quadrato c’è sempre un cerchio, per ogni alto c’è sempre un basso…» E Mago Merlino prosegue raccomandando al suo pupillo Semola (il futuro re Artù) di puntare in alto, di «non essere una mediocrità»: questo è il gioco, gli spiega, prova e vedrai, e ricorda:
Nothing venture, nothing game!
Cioè: chi non risica non rosica, e letteralmente «se non fai la tua puntata, non ti diverti!» Credo che il mago avesse ragione, tanto più che in quel punto del film si era nel pieno dell’iniziazione di Semola (ricordate? Erano sott’acqua, trasformati in pesci) e Merlino gli stava rivelando, come deve fare ogni buon iniziatore, i segreti di tutto. Avevano dunque in mente un gioco, lassù, quando si misero all’opera? Direi di sì, e mi sa che da millenni si stiano appassionando e divertendo non poco, e noi potremmo fare lo stesso, se ce ne accorgessimo più di frequente.
Continua..