In ebraico: Kaph. È il geroglifico del potere, del possesso, dell’afferrare, del comprendere.
Forse avrete letto da qualche parte che il Nome di Michele, il principe degli Arcangeli, viene solitamente tradotto «Chi è come Dio?», perchémiy? in ebraico significa «chi?» e kiy è «come». Ma forse questa interpretazione non vi ha mai convinti, e vi è sembrato strano che un Arcangelo avesse come Nome una domanda, retorica per di più. Se così vi è parso, mi complimento con voi: vuol dire che la vostra sensibilità è desta e sottile. Il senso di Michele è infatti assai più profondo. Le lettere M e Y compongono, in ebraico, la radice della parola «acqua», che in questa antichissima lingua ha soltanto il plurale – MYM (pronuncia: maiym), «le acque». Era un plurale perché si riteneva che le acque nell’universo fossero almeno di due tipi, come è spiegato anche nella Genesi:
Dio (’El) fece un gran vuoto che si estendeva e separò le acque le une dalle altre: quelle che sono sotto quel vuoto, e quelle che sono sopra quel vuoto.
Genesi 1,7
Quel «vuoto» è il luogo dell’aria, della terra, del cielo, e le «acque» sono tutt’intorno: «acque» simboliche, si intende. Le «acque», nella Bibbia, sono il simbolo di ciò che è informe, e che disgrega, dissolve. Prima della creazione dell’universo vi erano soprattutto tenebre e ACQUE:
la terra era informe… e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque.
Genesi 1,2
Nelle innumerevoli correnti di quelle acque (la tradizione ebraica non ama il mare) agiva il caos, tutto era forse-chissà, tutto diventava niente, nell’insondabile profondità dei Mari, nell’insondabile profondità dello spazio buio.
Naturalmente, anche qui, l’immagine è decisamente simbolica: prima di QUALSIASI creazione tutto è così acqueo, così dissolto e dissolvibile, così caotico. Dio-’El, il creatore, preparò quella volta il vuoto, il luogo per creare: separò le «acque», fece in modo che venissero CONTENUTE altrove. Usò insomma il potere della lettera K.
Ed ecco, questa è la specialità dell’Arcangelo Michele. Anche lui è un separatore di «acque», uno che prepara il luogo in cui esistere, creare e intendere e capire l’universo intorno. Questo è il Nome M-Y-K: le «acque» caotiche finalmente dominate. E l’iconografia cristiana lo mostra bene: Michele è raffigurato solitamente nell’atto di imporre il suo controllo (K) sul diavolo, sulle forze dissolutrici e caotiche. E nell’Angelo di questi giorni questa facoltà micheliana assume la forma d’un meraviglioso potere di non lasciarsi atterrire dalla distanza, di comprendere e dominare estensioni che per tante persone rappresentano ostacoli insuperabili – un po’ come potevano apparire i mari, a chi, come gli Ebrei e gli Egizi, erano abituati alla terraferma. Forse a qualcuno di voi sarà tornato in mente il famosissimo Passaggio del Mare? Complimenti di nuovo: anche quella volta, di certo, Michele ci mise del suo.
Continua..
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