In ebraico: samek. È la s sorda, come in «asse». È il geroglifico dell’arco pronto a scagliare, ma anche del perimetro e d’una linea di confine che ti protegge; e anche dei sandali, della cintura, del velo, dell’ombra, della soglia, dell’estremità, e del vortice della tempesta.
Quanti significati in questo geroglifico! Ma è ben comprensibile: la forza creatrice che esso indica è, essenzialmente, quella che nel nostro linguaggio scientifico si chiama COESIONE – ovverosia ciò che tiene unite le molecole di un corpo. È chiaro che nella creazione del mondo i doni della samekh furono utilissimi; utilissimi lo sono anche nella vita sociale: in ogni nazione, religione, gruppo, famiglia ecc. la coesione è elemento fondamentale – e infatti l’Angelo di questi giorni ha magnifiche capacità coesive, aiuta ad essere splendidi genitori e dirigenti. Al tempo stesso, si esprime nella samek la capacità di individuare i limiti di una questione, di un problema: e, dunque, di non lasciarsene travolgere o preoccupare più del necessario. È samek anche la capacità di individuare e custodire un segreto (seter, in ebraico); e di organizzare un discorso in modo coerente (sefer, in ebraico, è «libro»). È samek anche una fortezza, un luogo protetto; e così pure una prigione. È samek la fine, il punto estremo (soph, in ebraico: molto vicino, incidentalmente, alla nostra parola «soffitta») e il sapere che qualcosa dovrà comunque finire prima o poi. Insomma, è un geroglifico quantomai pratico, realistico, razionale. E appunto perciò entra nel principale Nome di Dio: ’Ayn-Soph, ovvero il «senza-fine» – senza contorni, senza tratti, senza un fuori, senza il senza. ’Ayn-Soph è quel volto (senza volto) di Dio che è al di là di tutti i suoi aspetti, al di là di tutti i Nomi che l’idea della Divinità assume in tutte quante le religioni del mondo, tutte bellissime, tutte limitate. È quel Dio che hanno in mente la maggior parte di coloro che si definiscono atei, appunto perché non si accotentano di ciò che le tradizioni dicono del divino. Ed è, altresì, quel Dio per il quale ti sembra a volte che credere in tutte le religioni del mondo sia la cosa più giusta da fare, proprio perché sono tutte quante modi di avvicinarsi all’’Ayn-Soph. Pochi mi capiscono (e alcuni si risentono, anche) quando in tutta sincerità mi capita di dirlo: «Io credo in tutti gli Dei». Tanta gente tiene infatti alla propria samek religiosa più che ai propri sentimenti. Voi, che ne pensate?
continua..
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