Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

45. … E

21/03/09

Wehewuyah è il primo Angelo delle Gerarchie (e perciò i suoi «protetti» hanno tanto spesso la fissazione di essere e di dover sembrare dei Numeri Uno o delle Prime Donne: di detenere un primato spirituale ed esistenziale su tutti gli altri esseri umani… Che responsabilità, che stress!) ma è interessante notare che l’iniziale del suo Nome, w, in ebraico significhi «…e», come se il primo non fosse proprio il primo, come se il Principio di tutto non fosse proprio qui, ma si dovesse cercare prima ancora.

45_terraForse, di primo acchito questa notizia non vi colpirà più di tanto; ma considerate quante energie vengono spese dalla attuale ricerca scientifica per stabilire quando e come il nostro universo ebbe inizio; e quanto è importante, nelle religioni attuali, l’idea che Dio a un certo punto abbia creato il mondo dal nulla; e, più in generale, quanta parte della filosofia e della teologia occidentale sia stata dedicata all’indagine della Causa Prima.

Gli antichi preferivano un altro modo di ragionare, che a mio parere è assai più profondo e più utile. Il Nome del primo Angelo comincia con una «…e», e il primo libro della Bibbia inizia non con la prima lettera dell’alfabeto, aleph, ma con la seconda,beth. E nei primi versetti, là dove parla appunto della cosiddetta creazione dell’universo, non dice affatto che Dio a un certo punto fece tutto quanto dal nulla. «In principio Dio creò il cielo e la terra» è una traduzione inesatta: più vicino all’originale sarebbe «Dio DIEDE FORMA al cielo e alla terra». Cioè imparò a vederli, si accorse che c’erano e se ne formò un’immagine, un concetto. Ma il cielo e la terra C’ERANO GIÀ. E nel seguito del racconto della cosiddetta creazione, viene descritto come Dio (’Elohim) imparò a scorgere i mari, le montagne, le piante, gli animali – un po’ come uno che, appena arrivato, pian piano familiarizza con i nuovi luoghi che ha intorno a sé.

45_cieloCosa cambia per noi il sapere se Dio creò o non creò l’universo, se possiamo o non possiamo descrivere l’inizio di tutto? Cambia moltissimo. Innanzitutto, nella voglia di chiarire la questione dell’Origine si esprime l’ansia – tutta umana – di CAPIRE tutto. CAPIRE, dal latino CAPERE, cioè «contenere». Ed è la voglia di ridurre, di rimpicciolire talmente la realtà, da poterla racchiudere tutta quanta in quel piccolissimo contenitore che è la nostra mente cosciente e razionale. Tutta la scienza occidentale, nelle sue peggiori espressioni, mira appunto a questo – e a dimostrare, attraverso questo, che la nostra piccolissima mente razionale possa essere più grande (non potrebbe capirlo-contenerlo, altrimenti) dell’inizio di tutto. Bella roba! Non riusciamo a risolvere i principali problemi della regione, del quartiere in cui abitiamo, e ci incaponiamo di voler COMPRENDERE il principio dell’universo!

In secondo luogo (e questo è ancor più grave) nel voler attribuire tanta maestosa capacità alla mente razionale fa capolino, evidentissimo, il timore, la voglia di mettere a tacere quella parte non razionale della nostra mente che il linguaggio scientifico non riesce e non riuscirà mai a descrivere: quell’area in cui si trovano gli istinti, i sentimenti, le intuizioni, le coincidenze, le ispirazioni, delle quali si può parlare soltanto in termini analogici, poetici, d’immaginazione. Quest’area (che la scienza e la mente razionale notoriamente detestano) è importantissima per la nostra vita reale, quotidiana. È lì che ci accorgiamo di essere innamorati, di avere idee, desideri, di ridere, di essere guidati da Qualcosa e tentati da qualcos’altro. Lì noi viviamo davvero. Gli antichi studiosi che decisero di porre una «…e» come iniziale del primo Angelo, e l’autore della Bibbia che volle cominciare il suo racconto con una beth, ci raccomandarono di non LIMITARE troppo l’orizzonte della nostra conoscenza: «Lasciate» intendevano dire «che ci sia sempre, per sempre una parte che non conosci, e di cui non sai dire nulla. Da quella parte la tua anima si alimenta. E non la puoi conoscere, così come un occhio che guarda il mondo non può vedere se stesso. Vi fu, vi è un prima assoluto, un principio di tutto, un aleph che precede la creazione: e sai dov’è? In te. Sei tu, quando guardi il mondo, quando leggi la Genesi. In modo misteriosissimo per la tua mente razionale, tutto l’universo incomincia ogni giorno, ogni istante con te che, come ’Elohim, ti accorgi del cielo e della terra, e dei mari, delle montagne, e delle piante, e dell’uomo…»

(Adesso, per favore, non mi venite a dire che questo discorsetto è troppo difficile da CAPIRE. Eh no! È assolutamente impossibile da CAPIRE-CAPERE nel senso che dicevo prima. Lo si può soltanto percepire, penetrare con l’intuizione e con il cuore; e ve l’ho scritto apposta, come piccolo esercizio per le parti non razionali del vostro io. Buona primavera!).

Continua..

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