Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

164. IL GUERRIERO E LA SPIRITUALITA'

164. IL GUERRIERO E LA SPIRITUALITA’

Ma noi sappiamo davvero cos’è la spiritualità? Quando ne parliamo ci riferiamo a un paradigma che abbiamo appreso, a un modello cognitivo o stiamo descrivendo un’esperienza, uno stato, un modo d’essere o un ideale del nostro io?

Ieri, discutendo con un carissimo amico su questo tema, mi è venuta una definizione molto sintetica, frutto di un’esperienza: “La spiritualità è quello stato di coscienza naturale in cui si percepisce la realtà senza nessuna rappresentazione”. Tradotto in termini ancora più comprensibili, si può dire che nel rapporto con la vita non interviene alcuna categoria mentale a interpretarla. Se vedo una mela, vedo una mela e non la mia rappresentazione di quella mela filtrata da tutto ciò che so di essa e dall’esperienza che ho di essa. Chi è ghiotto di mele difficilmente riesce a vedere la mela, altrettanto difficilmente di chi non ama le mele.

Questa è la condizione iniziale per l’accesso a quella che si definisce spiritualità. Forse dovremmo trovare una nuova terminologia più adatta allo stato attuale della scienza e della conoscenza.

Per semplificare ancor più il discorso, bisogna precisare ulteriormente che se la struttura del nostro io resta identificata con i vari personaggi, con i copioni, con gli impulsi e le emozioni conflittuali, questa condizione naturale non si realizza.

E’ ovvio che il processo è graduale e si possono avere assaggi di questo stato, ma non si può saltare la destrutturazione e la disidentificazione con l’ego. Reich e Lowen direbbero che più la corazza caratteriale o armatura si scioglie, più diventiamo porosi alla vita, maggiormente il nostro sistema si riorganizza su una base naturale, creando l’esperienza della continuità tra noi e il mondo. Destrutturare non significa uscire da ogni struttura, ma riorganizzare la struttura in maniera più funzionale, compiendo un salto di ottava.

Mi rendo conto del limite delle parole, ma vi chiedo di leggere dietro di esse. L’accesso a un’autentica via spirituale è principalmente corrotto da un fenomeno che la psicologia conosce bene: il transfert.

Se non riusciamo a individuare questo processo, non ci rendiamo conto che siamo soggetti a proiettare il nostro ideale dell’io su un maestro carismatico, rimanendo imprigionati proprio da chi dovrebbe “liberarci”. Ma la cosa ancora più pericolosa è che molti maestri, pur avendo ottenuto delle “realizzazioni” non sono esenti dal transfert nei confronti dei loro allievi e prendono potere su di essi. Alcuni maestri cadono in questa trappola in buona fede. Naturalmente non prendo nemmeno in considerazioni quelli che speculano sugli allievi a causa di uno sviluppo narcisistico ipertrofico o addirittura perché sono in mala fede! La spiritualità rende molti soldi…

Due sono i fattori che bisogna osservare con attenzione quando ci si avvicina a un gruppo spirituale: se c’è proselitismo e come viene gestito il denaro…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook