Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

218. IL GUERRIERO NON CREDE ALLE FATE

218. IL GUERRIERO NON CREDE ALLE FATE

Basta con l’idea puerile che la ricerca spirituale sia un percorso in cui si possa realizzare la gioia, la leggerezza e persino l’illuminazione, facendo delle pratiche automatiche dopo qualche corso di pochi giorni! E’ davvero sconcertante l’ingenuità delle persone. Forse in questo periodo in cui sta crollando il nostro sistema politico, sociale ed economico, pur di sottrarsi alla preoccupazione di un futuro così incerto, molti preferiscono credere alle fate.

Scrive una grande maestra zen: La via della trasformazione richiede un guerriero impeccabile, il che non significa un guerriero perfetto. Significa fare del nostro meglio e lavorare con cura meticolosa. Invece di un generico ‘Sarò consapevole’, dobbiamo prendere la decisione : ‘Sarò consapevole proprio mentre sto facendo questa cosa’. Invece di cercare di lavorare con tutte le cose in una volta, lavoriamo con una o due cose alla volta, ci dedichiamo anche due o tre mesi, e continuiamo a insistere. Se lasciamo che un solo pensiero del tipo ‘Sono una persona davvero irrecuperabile’ ci scivoli accanto per accorgercene solo dopo, cercheremo di sederci con un po’ più di forza e di provare di nuovo. Dobbiamo applicarci con decisione, farci i muscoli per il lungo, duro cammino. Alla fine scopriamo che non è affatto un lungo, duro cammino, ma non lo sapremo finché non lo vedremo… Lottare per mantenere la consapevolezza è proprio la pratica di cui stiamo parlando. Se la pratica è seria non si può evitare in nessun modo questa lotta. Ci deve essere lotta, e a lungo. Non si può aggirarla. Lottare sviluppa forza. Significa crescere. Quando ci lamentiamo, quando siamo amareggiati perché qualcuno ci ha fatto questo, perché la vita ci ha fatto quello, siamo come bambini. Cerchiamo una grande tetta a cui attaccarci. Praticare… è crescere. Non avviciniamoci a questa pratica se non vogliamo davvero crescere. Dobbiamo davvero volere una vita trasformata”. (Joko Beck – Ubaldini).

Ogni volta che frequento siti spirituali trovo discorsi sdolcinati sull’amore, filastrocche d’asilo che danneggiano ogni consapevolezza e ingannano gli sprovveduti che si avvicinano alla ricerca.
Non sono assolutamente un sostenitore di un cammino fatto di “lacrime e sangue”, ma non posso tacere su queste manifestazioni di superficialità che fanno il gioco dell’ignoranza.
Il potere, per mantenere le catene degli individui, non si serve soltanto della paura e del senso di colpa, ma anche delle caramelle al miele, dei pacchi-regalo colorati e vuoti dentro.
Un simile atteggiamento a volte allontana dalla ricerca spirituale anche le persone motivate, ma ancora disinformate, che, vedendo il pressappochismo di molti movimenti e gruppi, si allontanano anche dalla ricerca seria.

L’autentica ricerca interiore invece conduce a una dimensione reale di presenza concreta nella vita che consente di sviluppare uno spazio di coscienza da cui partecipare profondamente agli eventi belli e brutti, al dolore e alla gioia, senza perdere se stessi.
In questo spazio c’è una Pienezza che coglie l’intensità dell’esserci, a prescindere da ciò che accade, che sente il corpo vibrante e pieno di grazia. Quando cominciano ad esserci improvvisi sprazzi di presenza, si tocca con mano la perfezione del momento presente. Ciò cambia la vita perché ogni istante può essere un’avventura, è perfetto così com’è. Non c’è niente da togliere e niente da aggiungere.
Si entra nel mondo dell’Uomo, che è più affascinante del mondo delle fate!..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook