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252. IL GUERRIERO E LA RINASCITA

La principale e continua pratica del guerriero è l’osservazione delle sue forme pensiero, dei costrutti della mente, degli attaccamenti e delle emozioni automatiche.

Il processo che noi chiamiamo personalità o carattere è in massima parte strutturato su condizionamenti appresi fin dai primi mesi di vita. Persino le nostre idee in merito alle situazioni della vita, che crediamo nostre, sono viziate dal clima emotivo e ideologico familiare. In questo condizionamento rientra anche il campo della cosiddetta spiritualità.

Appare evidente che la nostra libertà di scelta è molto fumosa, anche se continuamente ci vantiamo di essere autonomi e di pensare con la nostra testa! Ma è davvero la nostra testa? Essere così coraggiosi da mettere in dubbio tutto, anche le nostre certezze più assolute, è qualità da guerriero.

Di fatto la nostra testa è riempita da molti contenuti che non ci appartengono, e in più è sotto l’influsso delle emozioni imprigionate nel nostro sistema psicosomatico, degli impulsi primari, degli istinti del cervello rettile, impulsi e istinti che a loro volta sono stati plasmati e imbrigliati da sistemi di valori familiari, inseriti nei diversi ceti sociali e nell’appartenenza all’area regionale, nazionale e religiosa.

Il quadro che ho tracciato mette in evidenza quanta poca libertà abbiamo di fatto.

La libertà inizia a essere una conquista reale, pur se graduale, solo se si inizia l’opera di smantellamento di questa costruzione così complessa che è il nostro ego. Questa opera al nero alchemica richiede una sincerità assoluta, un’autentica umiltà, lo sviluppo di un osservatore imparziale.

È un processo molto doloroso, fatto di continue morti e rinascite.

In varie tappe crollano pezzi del nostro mondo, così ben costruito, spesso reso rassicurante dalle abili menzogne congegnate ad arte per non vedere le continue contraddizioni, privazioni e schiavitù che ci imprigionano.

Si arriva a un punto in cui crollano anche gli ultimi baluardi e ci si trova completamente nudi ed esposti. Tutto quello che prima aveva un senso per noi lo perde e si resta smarriti, senza più i desideri e le spinte che ci permettevano di compiere le azioni piccole e grandi della vita.

Gradualmente questa notte dell’anima diminuisce e appaiono i primi bagliori di una nuova coscienza, fino a sparire del tutto. Di fatto questo momento è desiderabile per ogni guerriero, perché dopo questo crollo cambia il suo sguardo.

Il guerriero si vede e vede. È una vera seconda nascita.

Roberto Maria Sassone..

2 commenti su “252. IL GUERRIERO E LA RINASCITA”

  1. interessante come altri dello stesso tipo che vogliono esplorare questo “pianeta”. A mio parere vi è una verità in quanto tu affermi ma si dimentica sempre la “Realtà” del nostro vivere che non può essere disconosciuta con leggerezza, in caso contrario bisognerebbe buttare alle ortiche secoli di faticoso progresso sia di pensiero che tecnologico. Buttiamo pure il ciarpame che deriva dalle “costrizioni” derivate dallo spasmodico volere di potere che annebbia le menti ma non quanto è stato fatto in “buona volontà” dagli uomini. Con la stessa “buona volontà” si può allora partire a percorrere questo cammino ma attenzione si dovrà penare non poco e non per fattori interni ma per quelli esterni………non so se mi spigo vero??

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