Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

253. IL GUERRIERO E IL CAPOVOLGOMENTO DELL’IDENTITÀ

Quando diciamo la mia anima, la mia essenza, il mio centro, siamo ancora dalla parte dell’ego. Dobbiamo interrogarci su chi stia parlando o pensando in quel momento.

Dire che “io sento la mia anima” significa che il soggetto che fa questa affermazione è il piccolo io che percepisce l’influsso dell’anima, ma che continua a sentirsi il soggetto dell’esperienza.

Non faccio questa osservazione con nessun tipo di giudizio né di valutazione. Questa fase non è né buona, né cattiva, ma semplicemente è una fase di transizione che può anche durare molto a lungo.

Poi d’improvviso accade qualcosa per cui il centro si capovolge e appare un’esperienza di sé completamente altra… La posso tradurre in questo modo: io anima vedo Roberto che agisce, che pensa, che sente!

È sconvolgente! Tutte le categorie saltano, si crea un turbamento che ha molte sfumature profonde: pienezza gioiosa, confusione, perdita di riferimenti, stupore, smarrimento, quiete solida in cui tutto è uguale.

Le cose accadono intorno al guerriero ed egli ha la sensazione di essere al cinema e di osservare un film che si snoda istante per istante. Qualsiasi cosa accada è lo stesso… si può morire e vivere… ed è lo stesso! Anzi non si avverte più la differenza tra questi due stati che sembrano anch’essi illusori.

L’unica intensa certezza è di ESSERE. Il centro d’identità perde ogni connotato riconoscibile e si diventa uno sguardo cosciente senza forma.

Le grandi emozioni per cui ci si dispera e che tanto sembravano ricche di possibilità di vita appaiono stupide recite prive di spessore.

Un altro mondo di esperienza si affaccia che coglie sprazzi di eterno nella semplicità dell’esistere.

Io anima colgo la natura essenziale di ogni cosa, il flusso di coscienza che scorre in ogni manifestazione visibile e formale.

La forma in realtà appare come aspetto della coscienza che si specializza in continue possibilità di esistenza e attraverso di esse si conosce e si ritrova, creatrice giocosa ed estatica di sé.

Roberto Maria Sassone

 

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