Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

197. IL GUERRIERO E LA MEDITAZIONE

Quando si parla di meditazione scopro spesso che ognuno intende una cosa diversa, quindi dare per scontato il significato del termine genera grandi confusioni.

Meditazione è lo stato di coscienza in cui si è nel presente e non nella mente. Questa condizione non è facile da raggiungere perché la stragrande maggioranza di individui identifica se stesso con la mente e con i suoi contenuti.

La mente non vive mai nel momento presente, ma si riferisce al passato o al futuro. Altri suoi corollari sono fantasticare, interpretare, giudicare, avere aspettative, eccetera!
Non si deve meditare per star bene, per ottenere risultati, per avere esperienze, per diventare illuminati, per rendere la vita più piacevole (anche se col tempo questi sono effetti collaterali), ma si medita per stare, per esserci.
Risvegliarsi vuol dire uscire dalla mente e stare nella realtà di ciò che c’è in noi e fuori di noi. Più avanti nella “pratica”, il dentro e il fuori cominciano a riunirsi.

Per ottenere lo stato di Presenza facciamo uso di diverse pratiche di meditazione, ma ognuna di essa alla base si pone l’intento di aprire uno spazio di coscienza reale, senza rappresentazioni mentali. Ciò consente di vivere una vita vera, intensa e colma di senso (non un senso mentale).
Lo stato di Presenza ci apre ad altre esperienze di coscienza ancora più integrate, che modificano la prospettiva della vita individuale e stabiliscono una connessione con la rete della vita globale.
Ma la meditazione non deve essere un dovere, bensì deve essere uno spazio di accudimento di noi stessi, uno spazio di intimità, uno spazio sacro.

Finché abbiamo l’illusione che la nostra individualità vera sia l’accozzaglia di idee che abbiamo su noi stessi, continuiamo a vivere nella menzogna e nella separazione.
La Coscienza è una e noi siamo oscillazioni di questa Coscienza

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