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106. IL POTERE DELLA SCONFITTA

Il fallimento è il nemico più acerrimo di quasi tutti. La paura è così forte che ci tiene aggrappati a tutto ciò che rappresenta per noi una sicurezza, impedendoci di osare in altri fronti.

Cos’è che spaventa tanto del fallimento?
Il crollo della Visione che si ha di se stessi.

C’è infatti una credenza collettiva in questa società, che ci fa identificare con ciò che ci accade: se qualcosa non va come desideriamo, noi siamo sbagliati. E sentirsi sbagliati genera in ognuno una frequenza tossica, che porta grande dolore.

Tuttavia solo una visione illusoria di sé può cadere con il fallimento; la nostra vera natura meravigliosa e splendente non ne viene minimamente intaccata, ma purtroppo è difficile esserne consapevoli. Il problema è che ci identifichiamo in continuazione con false immagini di noi, non con la nostra reale natura.

Cerchiamo di prendere consapevolezza che il fallimento, in qualunque campo possa essere, è semplicemente una sconfitta, non il fallimento del nostro essere; è la perdita di qualcosa, a volte di qualcosa che ostacolava il nostro fiorire.

Ogni sconfitta mi ha portato doni meravigliosi perché mi ha costretto a lasciar andare ciò che di me non serviva più alla vita. Certo, è stato doloroso, anche molto doloroso, ma quel dolore ha avuto la forza di portare via con sé credenze cristallizzate che impedivano la mia pienezza. La vittoria, seppur gustosa e sempre desiderata, non ha questo potere. Se temiamo di fallire viviamo trattenuti, rigidi, viviamo solo percorrendo binari conosciuti, ma così facendo ci precludiamo di risplendere.

Il mio maestro mi insegnò tanto tempo fa a dare il meglio di me, in accordo ai miei limiti pur cercando di superarli, senza mai preoccuparmi del risultato. Se riesco a dare il meglio senza giudicarmi per ciò che non riesco ancora a fare, ma con la voglia di osare sempre più per andare oltre i limiti stessi, riesco anche ad accettare ciò che viene perché so che in quel momento non sarebbe potuto andare diversamente. E se ciò che viene è la sconfitta, chino umilmente il capo alla vita per cedere, per arrendermi, per mollare la presa di ciò che non voglio lasciare andare. Perché la sofferenza deriva sempre da un qualcosa che non vogliamo mollare: una credenza, un’immagine di noi o dell’altro, un ideale, un desiderio.

Dove c’è rigidità si forma intasamento, blocco, non passa la vita, e, visto che la natura tutta spinge verso la pienezza, nasce lì il dolore che, con la sua forza, ha il potere di spezzare quelle catene che noi non siamo in grado nemmeno di vedere.

Sì, la vita è più saggia di noi e sa vedere più lontano; sa di cosa abbiamo bisogno per fiorire. Il problema è che tanti rimangono ancorati alla sconfitta, dandole il potere di distruggere l’immagine buona seppur falsa di sé, ma a quel punto non è il fallimento a esser il problema, piuttosto il crollo dell’immagine di sé alla quale si era tanto affezionati.

A volte comunque è cosa saggia che anche l’immagine di sé crolli, proprio perché è tempo che ne maturi una nuova più consona alla nostra crescita.

Rimanere legati alla medesima visione di sé per lungo tempo va contro quel principio spiegato anche nella fisica dei quanti che dice che se l’onda di luce non si rinnova si spegne. Dobbiamo rinnovarci, non possiamo star fermi legati a doppia mandata alle nostre verità e certezze, altrimenti ci spegniamo. Dobbiamo avere il coraggio di lasciar andare le vecchie visioni di noi stessi, per lo più create da altri.

Basta con l’essere buoni e bravi in accordo a come gli altri ci vogliono! La bontà è un’altra cosa e passa attraverso la luce e l’amore che siamo in grado di generare nel riuscire a vibrare sempre più in accordo con la nostra vera natura.

Ci hanno inculcato una visione di noi stessi che per essere vincente non deve fallire mai. Assurdo. Chi osa veramente per crescere, maturare, imparare, è molto facile che incontri anche la sconfitta perché fa parte dell’apprendimento.

I più grandi guerrieri, i più grandi maestri hanno raggiunto la pienezza del loro essere proprio lasciandosi attraversare dal dolore della sconfitta e permettendo a quel dolore di portare via una visione di sé che non serviva più. Allora hanno avuto la forza di rinascere e risplendere per sé e per gli altri.

La sconfitta ha un grande potere; è un grande fuoco che brucia e fa anche male, ma quando ci viene incontro va abbracciata teneramente perché ci sta guarendo, portando via quelle frequenze tossiche del nostro essere che non ci servono più.

E se guardiamo bene dentro quel tunnel nero, si vede già alla fine una grande luce che ci sta aspettando. Guardando quella luce in fondo, con coraggio, attraversiamo il buio rilassati.

 

Carlotta Brucco

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1 commento su “106. IL POTERE DELLA SCONFITTA”

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