Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

115. IL SÉ

Ogni problema che pensiamo di avere è dato dal credere a una storia: la storia del me, del nostro personaggio, di ciò che crediamo di essere.

La nostra identità è legata a un nome e cognome e alla sua storia. Ma cosa accadrebbe se non ci pensassimo più? Cosa accadrebbe se non portassimo più l’attenzione su di noi, sul nostro passato e sul futuro? Ci saremmo ancora? Chi rimarrebbe?

Rimarrebbe un senso di essere, molto semplice e naturale, ma libero da ogni sofferenza. Rimarrebbe non qualcuno ma l’essere, l’Io Sono. È solo lì che la libertà accade. Ma questo “essere e basta” inizialmente ci spaventa perché svanisce l’identificazione con il personaggio che crediamo di essere, il che vuol dire che ci sentiamo sparire, allora ci irrigidiamo ancora e riprendiamo l’identificazione con il senso del me.

Finché portiamo attenzione al senso del me e alla sua storia non riusciremo a portare attenzione “all’essere e basta”.

La questione quindi è un mollare, non un ottenere; un lasciare la presa della propria identità finché si sveglia naturalmente la coscienza “dell’essere e basta”.

Ognuno di noi in questo momento percepisce già il Sé; il problema è che ci aggiunge un me, aggiunge quindi una storia, una identità separata da tutto, che chiama “io”, un passato, un futuro. Questa aggiunta del me all’essere crea la sofferenza della separazione e quindi una storia e tutti i problemi connessi.

Non è l’io che percepisce “l’essere e basta” perché questo “essere e basta” percepisce se stesso. Tuttavia, quando “all’essere e basta” si aggiunge il senso del me, nasce un sogno, un’illusione, una storia, il samsara, la ruota delle continue rinascite nella sofferenza.

Molti di voi pensano che il Sé sia qualcosa di speciale, fuochi di artificio di euforia o qualche sorta di immagine ideale di felicità, ma non è così; è lo stato più semplice e naturale che ci sia.

La coscienza del Sé non si risveglia con lo sforzo, con la fatica, con il pensiero ma solo con l’abbraccio a tutto quello che c’è ora. Sì, perché questo abbraccio permetterà di uscire dalle forze di attrazione e repulsione che mantengono e perpetuano l’identificazione con il personaggio. Abbracciando ogni immagine che ci sorge nella mente, che ci piaccia o meno, rilassiamo l’identificazione e questo permette l’emergere della coscienza del Sé.

Abbracciare ogni istante non vuol dire non agire, ma significa imparare a non reagire con attrazione e repulsione. Agirò ugualmente ma le mie azioni non saranno spinte da attrazione e repulsione. Dimorando nell’abbraccio a ogni istante permetterò al Sé di agire attraverso il personaggio che sarà usato solo come mezzo per stare a questo mondo, senza più identificazione.

Il Sé è uno stato naturale, semplice e spontaneo ma occorre accettare la disidentificazione dal senso del me per risvegliarne la consapevolezza.

Non tutti accettano di riconoscere l’illusorietà della propria storia personale. Ancora si vuole far vincere il me, ancora si vuole essere felici, potenti, amati, ancora si vuole che il proprio personaggio sia il migliore. Ma nessun io sarà mai libero e felice. È una battaglia persa in partenza semplicemente perché quell’io non esiste.

Possiamo però essere già da ora la felicità, la libertà, l’amore.

Pochi, tuttavia, accettano di “essere e basta” perché all’inizio la disidentificazione da tutto ciò che si crede di essere porta in un senso di smarrimento che intimorisce l’io. Solo chi avrà il coraggio di perdersi si ritroverà veramente.

Non c’è niente da ottenere, nulla da raggiungere, c’è solo un abbraccio continuo e totale a tutto quello che c’è; questo permette un rilassamento sempre più grande dove il senso del me illusorio pian piano svanisce come un sogno per ritrovarsi nell’essere uno con tutto e tutti.

Quello che occorre è quindi lasciarsi abbracciare da quel senso di “essere e basta” che ognuno già può sperimentare ora e non essere più interessati al senso del me e alla sua storia.

Sembra incredibile ma è il solo modo per essere gigli del campo e permettere alla vita di occuparsi di tutto.

Per vivere e per risolvere i problemi non abbiamo bisogno del senso del me, ma di dimorare nella nostra vera natura, il Sé. Allora, appunto, tutto… accadrà da Sé.

Carlotta Brucco

I Cinque Abbracci Carlotta Brucco

 

 

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