Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

165. QUANDO MUOIONO LE STORIE

 

Vivere vuol forse dire tener in vita tutti i nostri desideri o tutti i nostri “voglio”? Vuol forse dire sostenere e dare energia a tutte le storie che ci raccontiamo? Storie sul chi sono io, su chi sono gli altri, su come va il mondo, su quello che è giusto e sbagliato…

Vivere vuol forse dire tener in vita quel personaggio che crediamo di essere e la sua storia? Chi siamo noi senza i pensieri che raccontano di me e di te? Chi siamo senza la nostra storia? Quando l’attenzione non corre più dietro ai pensieri che definiscono ciò che sono, cosa accade?

E se la vita accadesse proprio quando muoiono i pensieri che definiscono un me e un te?

Quelle storie che ci raccontano chi siamo, chi dobbiamo essere, quello che dobbiamo o non dobbiamo fare, che ci dicono cosa dobbiamo desiderare, per essere buoni e giusti? Cosa accade quando i pensieri che raccontano storie muoiono?

La morte… cos’è la morte?

Morte si intende comunemente la fine di qualcosa. Ma può morire solo quello che non siamo.

Ciò che siamo veramente, come potrebbe morire? E allora perché si ha paura della morte?

Forse temiamo la fine di qualcosa, allora. La fine di qualcosa che non vogliamo lasciare, la fine di qualcosa a cui siamo attaccati e che teniamo stretto con i pugni.

Non mollo nemmeno per sogno, o nemmeno in sogno! Non importa se quello che afferriamo è solo una storia nella nostra testa, non la molliamo!

C’è una voce sottile che dice:

“Non mi interessa nemmeno se sia vera o meno, non la mollo, non apro i pugni. Tengo stretti i miei pensieri, le mie idee, le mie opinioni; tengo strette le mie storie. Sono affezionato alle mie storie, a quei pensieri che raccontano tante storie. Non importa che siano storie tristi, sono affezionato, credo siano le sole e uniche che mi posso raccontare, le uniche possibili, quindi me le tengo. E poi chi sono senza le mie storie? Senza le mie storie mi sento morire, muoio…non voglio mica morire!”

Non si riesce a vedere chiaramente che sono solo i pensieri a morire, a dissolversi come sogni di una notte al risveglio. Non si riesce a vedere che, insieme a tutti questi pensieri che narrano storie, l’unica a morire veramente è la sofferenza.

Se muoiono le storie che mi racconto, muore anche la sofferenza!

E cosa c’è? Cosa rimane?

La morte delle storie apre la porta all’Amore. Ma quello con la A maiuscola, non quello che si confonde con l’attaccamento. Non quello che si crede possa venire da qualcuno fuori di noi.

Quando le storie muoiono, si vede cosa c’è sotto e cosa c’è sempre stato: Amore, tutto ciò che c’è, tutto ciò che siamo. Quando muoiono le storie, ci riscopriamo per la prima volta vivi. Non qualcuno che vive, ma un Amore vivo, intelligente, momento per momento.

Mi hanno chiesto come si fa a imparare ad amare.

Nessuno può imparare ad amare, ma puoi riscoprirti essere amore e questo accade quando lasci morire i pensieri che raccontano tutte le storie. Tutte.

Ma chi siamo noi senza le storie? È questo che spaventa… Chi sono io senza le storie che mi racconto? Nulla… o forse tutto. Scopritelo da voi.

Quando muoiono le storie, l’Amore accade.

 

Carlotta Brucco

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