Qualche anno fa andai a trovare Chiara di Cerbaiolo, un’eremita che considero una mia maestra di vita preziosa. Le chiesi di pregare insieme e lei mi rispose di iniziare ad andare nella Chiesetta e di aspettarla lì.
Così mi trovai da sola, immersa in quel sacro silenzio. Iniziai a ripetere il Padre Nostro lentamente, quasi un sussurro. Ma mano che lo ripetevo, percepivo il cuore aprirsi sempre di più finché mi parve di sentire la sofferenza di tutti gli esseri del mondo. Sentii un sussurro meraviglioso e amorevole unirsi al mio e che sembrò raggiungere il cuore di ogni persona.
Per momenti che mi parvero infiniti, ascoltai il suono del Padre Nostro sussurrato, Suo e mio insieme, che infondeva amore e consolazione nel cuore degli uomini.
Lui mi disse: “Vedi… nessuno è mai lasciato solo. Il Mio Amore raggiunge e consola chiunque. Solo che pochi riescono a esserne consapevoli”.
Quel suono era impregnato di un amore così grande che abbracciava profondamente, uno a uno, ogni essere della Terra, infondendo consolazione, sostegno e pace.
Pensai che fosse un peccato il fatto che la maggior parte delle persone non se ne rendesse conto.
In quel momento mi sembrò per la prima volta di aver pregato veramente. Compresi come la preghiera sia in realtà un abbraccio che arriva sempre a chiunque lo si indirizzi, o anche contemporaneamente a tutti quelli che ne hanno bisogno al di là dello spazio, e presi consapevolezza che noi possiamo pregare insieme all’Amore. Generando così in noi l’energia dell’abbraccio, ci nutriamo di quella e ci sentiamo bene.
Non dobbiamo confondere il sentimentalismo con l’amore. Quando sentiamo di aver bisogno dell’altro, non possiamo amarlo veramente. Quel misto di emozioni che chiamiamo impropriamente “amore” sono rette dall’attaccamento e portano sofferenza. Ci dobbiamo piuttosto nutrire di sensazioni sublimi dell’anima, come latenerezza, che è un bellissimo abbraccio che apre poi le porte allo sconosciuto amore.
Quale più bella cura esiste per il nostro dolore esistenziale se non quella di immaginare e sentire che il nostro abbraccio arriva a consolare chi soffre? Magari proprio quella persona dall’altra parte del mondo sola e disperata che avrebbe bisogno di sentire un attimo di calda accoglienza.
Siamo tutti Uno, tutti collegati… Siamo un solo Essere, una sola Presenza d’amore.
Se venisse Dio a dirvi “Ogni volta che provi un istante di compassione consoli il cuore di qualcuno veramente afflitto dalla vita” voi che fareste? Non usereste forse tutto il tempo possibile per offrire e offrireabbracci silenziosi e trasparenti, senza nemmeno importarvi della gratitudine di chi lo riceve? E non sentireste forse una gioia reale che darebbe senso a tutta la vostra vita? E con che sguardo osservereste tutti i vostri problemi alla luce di quella grande gioia e amore di cui sareste inondati?
Mi chiedo se questo voglia dire pregare.
E ho visto che è realizzabile, qualunque cosa noi stiamo facendo: mentre stiamo pulendo la casa, mentre stiamo camminando, guidando, mangiando, parlando… Ogni nostra attività può appoggiare su un tenero abbraccio offerto al mondo e a chi abbia voglia di riceverlo.
Che bello sarebbe rendere la nostra vita una continua preghiera. Non occorre essere visibili e famosi per essere potenti. Non occorre parlare alle masse per raggiungere i cuori. Gli eremiti lo sanno bene. È nel loro essere trasparenti e silenziosi che tutto il loro amore compassionevole ha il potere di un faro che illumina il mondo.
Forse nella nostra vita così impegnata siamo diventati tutti un po’ eremiti arroccati sulla nostra montagna personale. Ed è proprio da lì che possiamo, nella silenziosa trasparenza delle nostre mille attività quotidiane, offrire un caldo abbraccio a chiunque nel mondo abbia bisogno di riceverlo…
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