Sto per essere madre per la quarta volta e sono consapevole che è il ruolo più difficile che ci sia. Nonostante la mia buona volontà, mi sembra di fare così tanti errori!
Ogni figlio è diverso quindi è necessario capire il modo più adatto a lui per essere cresciuto. Gli obiettivi comuni che comunque mi pongo per ognuno sono gli stessi: educarli a riscoprire ciò che sono veramente, educarli alla pienezza della propria natura di amore e saggezza, in modo che possano divenire adulti liberi e felici e che proprio per questo siano in grado di essere utili agli altri. Diciamo che sto dando del mio meglio affinché questo possa avvenire, poi, in ogni caso, mi inchinerò alla storia personale di ognuno.
Sto cercando di insegnar loro a capire cosa amano veramente, le attività in cui si sentono vivi, cosa li appassiona e cosa no, invitandoli con il mio sostegno a creare bellezza proprio nella direzione delle loro passioni.
Una cosa importante è l’ascolto di sé. Non punto tanto il dito su ciò che è giusto e su cosa è sbagliato, quanto sulla presa di consapevolezza delle forze interiori in gioco. Per esempio, in seguito a un litigio con un compagno, ho detto a Martino: “Sii sincero, come ti senti ora che hai offeso il tuo amico con quelle parole? Prova a immaginare come si può sentire lui. Come ti sentiresti tu se qualcuno ti dicesse la stessa cosa?”
Spingere i bambini alla consapevolezza di quello che accade dentro di sé, aiutandoli contemporaneamente a mettersi nei panni degli altri, è veramente fondamentale per conoscersi e relazionarsi al mondo in modo sano. “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” e “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” è una legge molto semplice che possono capire anche i più piccoli.
La sensibilità per la sofferenza degli altri è una qualità da sviluppare nei bambini con cura e attenzione; devono aver coscienza che tutti desiderano essere felici e che nessuno vuole soffrire, e anche comprendere bene che le persone, nel tentativo di essere felici, fanno tanti errori che possono essere perdonati.
Fondamentale è insegnar loro ad abbracciare le loro paure, i loro limiti e debolezze. Saranno così in grado di fare la stessa cosa anche con gli altri e, invece di giudicare e criticare, riusciranno a comprendere chiunque e magari a correggere con amore. Vorrei riuscissero a vedere la vera bellezza negli altri, quella che non si coglie al primo sguardo, ma che richiede di saper andar oltre a ciò che appare.
Se riescono a sperimentare in sé che tutto quello che accettano non causa loro sofferenza, saranno padroni di una grande forza e riusciranno a cambiare quello che può essere trasformato.
Quando i miei figli si sono resi conto di cosa significasse veramente morire e che sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento a ognuno di noi, sono stati terribilmente male. Hanno pianto per una settimana. Ho insegnato loro ad abbracciare anche la morte, accettandola come parte della vita stessa. Ho spiegato loro che siamo anime immortali ma che al momento giusto dobbiamo lasciare questo corpo che non ci appartiene. E chiaramente ho detto che sarebbe stato inutile opporsi a quello che è inevitabile perché sarebbero stati male tutta la vita. Piano piano hanno accettato; hanno fatto pace anche con la morte.
Voglio far capire loro che tutto è Dio, tutto è Amore. Una volta Ginevra, a cinque anni, venne da me dicendomi: “Ho appena provato una cosa bellissima, non so spiegare ma non mi sono mai sentita così, una felicità immensa che mi riempiva tutta”. Le chiesi cosa stesse facendo e lei mi rispose: “Niente, ero andata a prendermi dei vestiti puliti nell’armadio e quando sono passata in camera tua di fronte al grande quadro di Gesù mi è successo”. Poi aggiunse: “Mamma, qualunque cosa sia io voglio sentirmi sempre così, non mi interessa nient’altro”. E io: “Allora ricorda bene cosa dovrai cercare tutta la vita: Dio. Quello che hai sentito è un assaggio dell’Amore di Dio, l’unica cosa che ti renderà veramente felice. Quell’Amore forma tutti noi e tutto. Siamo veramente felici quando lo sentiamo consapevolmente. E più apri il tuo cuore senza paura più permetterai a quella bellissima forza di rivelarsi a te”. Ginevra annuì commossa.
Cerco di renderli indipendenti il prima possibile da ogni punto di vista perché vorrei metterli in grado di poter affrontare qualsiasi situazione della vita ben equipaggiati interiormente ed esteriormente. Voglio che siano consapevoli delle loro potenzialità in modo che le coltivino con cura e che imparino a metterle al servizio della vita.
Non sono una di quelle madri che fa tutto al posto loro e per questo credo di venir spesso anche criticata da altri genitori. Per scherzo, una mia amica mi disse guardando un gruppo di bambini: “Se si trovassero tutti soli in un deserto, i tuoi sarebbero gli unici a sopravvivere!”
L’unica preghiera che veramente ho insegnato loro è stata il “Grazie“. Conoscono comunque diversi modi di pregare appartenenti a diverse tradizioni spirituali, perché possano scegliere quello che sentono più vicino al loro cuore. Si sentono a loro agio in una chiesa cristiana come in un tempio indù o buddista.
Cerco di insegnare con l’esempio più che con le parole. Sanno che, se sto meditando o voglio stare in silenzio, mi devono rispettare, e che tante volte sono più disponibile per una persona che sta veramente male che per loro. Ci tengo tanto al fatto che imparino a essere compassionevoli, non incentrati solo sui loro bisogni.
Passo dopo passo, con il tempo credo che ogni seme che cerco di mettere ogni giorno nel terreno della loro educazione prima o poi darà i suoi frutti. Ogni tanto, di fronte ad alcuni loro atteggiamenti negativi, mi sento sconfortata, mi chiedo cosa sbaglio, poi li affido a Dio, al Grande Amore e dico: “Pensaci tu, dammi una mano perché io non ce la faccio”.
Stefano, mio marito, riesce ad avere a che fare con loro sempre in modo allegro e gioioso. Lo ammiro per questo, io non ci riesco. Crescerli nell’amore e nella consapevolezza è difficile, molto difficile. Se si riesce a condire l’educazione con un tocco di allegria, tutto diventa più leggero.
Come dico spesso, non mi sento una madre esemplare, ma sto dando del mio meglio per crescere esseri umani liberi che spero un giorno possano contribuire ad alleviare anche solo un pochino la sofferenza del mondo.
Cari genitori ed educatori… sono vicina a tutti voi! Anche quando vi sentite abbattuti dalla difficoltà del vostro ruolo, continuate a seminare con passione, saggezza e amore, offrendo i risultati, qualsiasi essi siano, a Dio, che sempre sa, in accordo con la storia personale di ognuno, quando e in quale modo debba germogliare la piantina che ci è stata affidata.
Carlotta Brucco
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Cara Carlotta, ogni volta credo sia una fortuna incontrarti.La prima volta ti ho conosciuta, attraverso un tuo libro, I CINQUE ABBRACCI, che mi ha aiutata nel momento piu difficile della mia vita (la morte di mio marito e mio grande Amore Dani).Poi stanotte, che non riuscivo a dormire, ripensando alle ultime giornate agitate del mio bimbo, di 4anni e mezzo, ti ho ritrovata nel web, e provvidenzialmente parlavi di educazione e bambini.Spero cara Carlotta di poterti avere amcora vicina, xme e xil mio piccolo bimbo che con grande fatica cerchiamo ogni giorno di elaborare il grande lutto che ci ha colpito.Un abbraccio Lea
Gentile Lea, le abbiamo inoltrato via email un messaggio da parte di Carlotta Brucco. Le auguriamo ogni bene, e grazie per aver condiviso con noi il suo dolore e la sua speranza. La Redazione.