Quando vado in giro per le varie città a fare i corsi, le persone mi vedono spesso arrivare con tutti i miei figli al seguito. È sempre stato così, non ho mai smesso di lavorare perché ho sempre portato con me tutta la mia famiglia. Ho fatto corsi di una settimana con neonati appresso che mio marito, la zia o la babysitter mi portavano durante il seminario solo per allattare, lì davanti a tutti, mentre continuavo a parlare. Tutti i miei quattro figli sono cresciuti così, in mezzo al mio lavoro che è fatto di incontri, di persone, di gruppi. A ognuno di loro è sempre stato permesso di venire a sedersi vicino a me durante i corsi. Hanno imparato così a rimanere in silenzio e fermi, fin da piccolissimi, nel rispetto degli altri. A un anno o due sapevano che quando sentivano la mia mancanza potevano venire un po’ con me, lì di fronte a tutte le persone, a patto di stare in silenzio senza disturbare. Hanno visto gente piangere, ridere, fare esercizi di ogni tipo, hanno imparato a vedere che si può fare qualcosa per la sofferenza nostra e altrui.
I bambini sono così sensibili e influenzabili che è importantissimo stare con loro il più possibile, soprattutto fino a due, tre anni; il fatto di riuscire a vivere la quotidianità dei propri figli permette al genitore di creare con essi un rapporto speciale per tutta la vita. Credo che stiamo andando sempre più verso questa consapevolezza e che sempre più aziende daranno la possibilità ai genitori di stare più vicino ai propri figli. Questo potrà accadere non solo attraverso gli asili nido aziendali, ma anche favorendo il lavoro da casa. La nuova tecnologia – internet, skype, ecc. – rende infatti possibile la connessione tra le persone anche distanti fisicamente, favorendo tempi e ritmi più personali.
Mio marito Stefano ha un’agenzia di consulenza e sviluppo di brand & packaging design e spesso lavora nel suo ufficio in casa. Questo gli ha permesso di costruire un rapporto con i bambini di grande affiatamento e complicità perché, sebbene lavori tutto il giorno, è comunque presente alla vita familiare; i bambini sanno che c’è, che possono vederlo in qualsiasi momento anche se sanno che non devono disturbarlo se non per cose importanti. Non è facile per Stefano sentire le urla di tutti e quattro che litigano mentre vorrebbe rimanere concentrato, o essere chiamato da me perché entrambi i più piccoli sono da cambiare e ho bisogno di aiuto; a volte credo preferirebbe essere sempre in un ufficio lontano, ma la gioia di vedere che i bambini lo cercano quanto la mamma gli fa dimenticare ogni difficoltà.
Stiamo provando a crescere i nostri figli più piccoli chiedendo aiuto alle babysitter il meno possibile e comunque molto selezionate, questo non per renderli dipendenti da noi, ma al contrario proprio affinché crescano sicuri e pronti, nel corso delle varie tappe evolutive, a essere sempre più indipendenti. Una mia amica un giorno, di fronte a una palestra piena di bambini, compresi i miei, mi disse: “Se tutti loro si trovassero in un isola deserta, gli unici che sopravviverebbero sarebbero i tuoi figli”. Il mio scopo di madre è quello, infatti, di fare in modo che siano presto in grado di stare in piedi con le loro gambe e che possano camminare in questo mondo felici.
Sempre più padri si occupano dei figli alternandosi con le madri ed è ormai cosa normale vedere papà a spasso con il passeggino. Diverse coppie di miei amici si dividono equamente la cura dei loro bambini. La figura del padre sta cambiando; quando è lui ad aver più tempo della madre, non si tira più indietro nella gestione dei piccoli. Fino a poco tempo fa gli uomini si vergognavano anche solo a spingere una carrozzina… ora ne fanno un vanto. Questo è meraviglioso!
Capisco comunque anche quei genitori che scelgono, pur potendo farne a meno, di stare lontano dai propri figli tutta la giornata fin da molto piccoli: crescere i bambini è un lavoro durissimo e non tutti se la sentono. In questi casi si possono trovare delle ottime alternative tra nidi, nonni e babysitter.
Una cosa importante con i figli è fare del proprio meglio ma essere anche consapevoli della propria umanità, quindi buona cosa è provare tenerezza per i nostri limiti. Ciò che proprio non deve mai mancare ai bambini è la nostra apertura di cuore. E non è così scontata soprattutto quando non fanno ciò che vogliamo noi. A volte ho fatto consapevolmente degli errori con loro come quello di lasciarli davanti alla tv più tempo del previsto. Avrei voluto che nessuno di loro la guardasse, ma se il primo figlio ha visto i cartoni animati per la prima volta a due anni, il quarto conosce già Masha e l’Orso a quattro mesi! Non ne vado fiera, me ne vergogno anche un po’, ma a volte il danno alla mia psiche sarebbe più grande di quello di un neonato che guarda un quarto d’ora di tv.
Con l’aumentare dei figli sono diventata molto più morbida; è questo che mi ha permesso di non andare fuori di testa. Ieri pomeriggio, mentre guardavo sconfitta il caos irrimediabile della mia casa, seduta sul divano ad allattare Gioele, Elia voleva che gli aggiustassi un lego, Martino protestava animatamente perché non lo lasciavo andare a una festa notturna in discoteca, Ginevra mi ripeteva storia e il cane abbaiava perché era nervoso. Tutto questo nello stesso momento. Io, che sono una persona silenziosa e contemplativa, a volte sento una così grande frustrazione che mi porta a cedere, a mollare, ad arrendermi alla vita così com’è, ai miei figli incontrollabili, al fatto che posso essere felice non se le cose vanno come voglio io, ma che posso esserlo sempre, qualunque attimo io stia vivendo. Altri momenti, soprattutto quando tutti loro dormono, penso che siano il dono più bello.
Vi sono genitori che vorrebbero stare più vicino ai propri figli ma non se lo possono permettere, magari per un discorso economico: sono sicura che riescono ugualmente a essere madri e padri meravigliosi. L’amore di un genitore accompagna il figlio ovunque sia. La vita ci dà sempre in ogni istante la possibilità di essere felici qualunque sia la situazione che siamo chiamati a vivere.
Un essere umano adulto e maturo ha bisogno (più o meno consciamente) di prendersi cura di qualcun altro altrimenti si inaridisce e si isola sempre più. Chi non ha figli possiede ugualmente infinite possibilità e non avrà difficoltà a trovare uno o più esseri viventi che non vedono l’ora di sentirsi amati e accuditi in qualche modo.
Il prendersi cura di qualcuno, anche solo del proprio figlio, non è facile perché implica il sentirsi felici quando si contribuisce alla felicità dell’altro. Anche da genitori tendiamo a voler rendere felici i nostri figli attraverso quello che rende felici noi. Ma non è così! Aver cura veramente vuol dire ascoltare l’altro a tal punto da far gradatamente affiorare ciò che può rendere felice la sua anima, il suo cuore, il suo intero essere, e può non collimare con ciò che invece appaga noi. Chiederci che esperienze far vivere ai nostri figli affinché la loro anima possa ricevere nutrimento dovrebbe essere la domanda costante di ogni genitore; dobbiamo aiutarli a scoprire la via per la loro fioritura che è quasi sempre diversa dalla nostra.
Il mio invito a tutti, me compresa, è quello di essere madri e padri amorevoli dei propri figli ma anche di tutti gli esseri del mondo, in primo luogo perché ci fa bene, e in secondo luogo perché il mondo ha bisogno dell’amore e della cura di ognuno di noi.
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