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95. IL SUONO DI DIO

Da sempre tutti i maestri che ho conosciuto mi hanno parlato dell’importanza del mantra.

Il mantra letteralmente vuol dire “protezione della mente” ed è una frase sacra che deve essere ripetuta il più possibile e percepita a livello del cuore. Aiuta anche a pensare di meno e a centrarsi pian piano nella presenza della propria vera natura di pace.

In Occidente è conosciuto con il nome “preghiera del cuore” che è stata usata e diffusa principalmente dai padri del deserto. Sostanzialmente è una ripetizione del nome di Dio, qualunque sia il modo di intendere il divino.

Questa pratica viene ritenuta fondamentale da quasi ogni tradizione spirituale. La prima volta che la incontrai avevo sette anni e mi trovavo in un monastero buddista. Una bambina che viveva lì mi insegnò due mantra: Om Mani Padme Hum e Om Tare Tuttare Ture Soha. Non avevo assolutamente idea di cosa volessero dire, ma sentii che dovevo ripeterli. Per anni tutti i giorni me li ricordai e dedicai qualche minuto (o forse qualche secondo) alla loro pratica finché, verso i 12 anni, ne compresi il significato e l’uso corretto. Poi incontrai mantra di altre tradizioni spirituali come Om Namaha Shivaya dell’induismo, Meus Deus et Omnia usato da San Francesco, Signore Gesù Cristo abbi pietà di me usato dalla Chiesa ortodossa ma anche cattolica, e molti altri.

La continua ripetizione del sacro nome di Dio sembra essere riconosciuta da molti come la pratica delle pratiche che piano piano permette al devoto di sentire Dio ed essere da Lui consolato e benedetto fino a essere Uno con Lui.

Quello che vi voglio qui raccontare è la mia esperienza con questa pratica con la speranza che possa essere utile o perlomeno di ispirazione a qualcuno di voi.

Ho sempre scelto il mantra che più toccava il mio cuore, e sono stati diversi in relazione ai periodi che stavo vivendo. A volte ho usato anche solo il semplice nome di Dio nella forma al quale in quel momento mi sentivo più vicino.

Per anni mi sono chiesta che senso avesse questa pratica perché, pur eseguendola precisamente secondo gli insegnamenti ricevuti, non mi nutriva come mi sarei aspettata. Un Padre Nostro recitato con amore mi dava più di una mala (rosario) di mantra. Ma sentivo che c’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che ancora non coglievo.

Più volte mi era stato detto che “il nome di Dio è Dio“, ma la mia comprensione era solo intellettuale. E, quando si capisce qualcosa solo con la mente, non soddisfa mai completamente.

Sentivo sì il suono nel cuore e percepivo la pace portata da questo; sentivo anche che ripetendo il nome di Dio stavo chiamando il divino. Gli lasciavo spazio permettendogli di farsi sentire e lo facevo entrare nel mio cuore, ma ancora mi era sconosciuta l’esperienza di percepire il nome di Dio come Dio stesso. Forse potrei dire che un tempo usavo il mantra come una preghiera, ma poi ho compreso che preghiera non è.

Un giorno infatti la fioritura di tanta pratica è arrivata e mi si è rivelata l’esperienza che cercavo: il suono del nome di Dio è Dio stesso.

Come descriverla? Se incontrassimo Gesù in forma fisica di fronte a noi cosa sentiremmo? Saremmo consapevoli di aver incontrato Gesù cioè identificheremmo la forma fisica con la sua presenza. Allo stesso modo può accadere di identificare la sua presenza con il suo nome. Come se non ci fosse differenza tra incontrare Dio attraverso il suo corpo o il suo suono.

Il suono del nome di Dio è la presenza divina stessa. Percependo il mantra in questo modo e ripetendolo in continuazione si è sempre immersi nella presenza di Dio. Descrivere una simile esperienza per me è molto difficile a parole e non so nemmeno se la sto rendendo a voi comprensibile.

Il mio scopo è ispirare e consolare chi di voi si sente solo. Percependo il suono del nome di Dio come Sua presenza non ci si sentirà mai più soli! Chiaramente occorre un po’ di pratica, ma vi assicuro che ne vale la pena. E comunque cercando la presenza di Dio nella ripetizione del suo nome si impiegano molte meno energie che cercare tutta la vita di colmare la propria solitudine nell’attaccamento alla persona di turno.

Non occorre definire Dio per sentirlo, occorre aprire il cuore alla sua presenza sussurrando, cantando, ripetendo così come vi va il suo nome poiché proprio quel suono è Lui. Non è che Lui arriverà a forza di chiamarlo, è proprio già ora quel suono, ed è pronto per consolarci, amarci, mostrarci passo passo la via per essere liberi e felici.

Carlotta Brucco

 

Video: Creare Visioni di Pienezza

 

Nota: Il seminario estivo in Umbria con Carlotta Brucco quest’anno si tiene dal 9 al 16 agosto 2015. Maggiori informazioni a questo link

3 commenti su “95. IL SUONO DI DIO”

  1. Ancora grazie cara Carlotta. Anche io credo di vederti e riconoscere in te la base che lega noi tutti. Ora poi che hai detto di essere cresciuta a Torino…Auguro a Te e ai tuoi cari un mondo di bene. Donatella

  2. Grazie Carlotta cara, questa lettura, porta la tua energia e ravviva la pratica che seguo da tanti anni, le dà nuovo vigore e limpidezza. Ti abbraccio con sempre profonda gratitudine ciao

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