Spesso le persone mi chiedono che metodi educativi uso con i miei figli. La prima cosa che desidero per è che diventino esseri liberi, che prendano cioè consapevolezza della loro vera natura di pace e quindi che siano felici. Il come far sì che questo accada è motivo per me di grandi riflessioni.
L’educazione alla libertà è importantissima per sé e per gli altri, ma affinché questa sia possibile deve andar di pari passo alla compassione. Quando ci accorgiamo di soffrire, siamo spinti a far qualcosa per uscire dalla sofferenza; quando ci accorgiamo veramente che anche gli altri soffrono, il cuore si apre e siamo spinti a fare di tutto per aiutarli a uscire dalla loro sofferenza. L’educazione alla compassione apre il cuore, e senza un cuore aperto non è possibile nessuna forma di libertà e felicità.
Nell’educazione trasmettiamo le nostre Visioni. Non importa cosa diciamo ma quello che viviamo, che sentiamo, ciò che crediamo. Non possiamo insegnare ai nostri figli la compassione se noi non l’abbiamo generata! Non possiamo dir loro di non aver paura delle inevitabili sconfitte della vita, se noi siamo terrorizzati da ogni minimo cambiamento delle nostre abitudini.
L’educatore trasmette se stesso, passa la propria frequenza, il proprio suono; ben poco fa con le parole. Quindi la cosa più importante è realizzare almeno in parte ciò che si vuole insegnare. È meglio sempre essere sinceri e se noi abbiamo paura di qualcosa, ma stiamo lavorando interiormente per non averne, è meglio comunicarlo apertamente. Non dobbiamo temere nel mostrarci umani anche con i nostri figli, con i nostri studenti, amici, parenti ecc.
Una cosa importante per poter insegnare qualsiasi cosa è aprire il cuore dell’altro e questo accade con l’accettazione di tutto quello che l’altro è. Se una persona si sente accolta e amata, si apre ed è disposta ad ascoltarci. Anche con i nostri figli l’accoglienza deve venir prima dell’educazione. Prima apriamo il nostro cuore e facciamo sentire nostro figlio accolto, amato e accettato, poi interveniamo con l’educazione. Non viceversa. Non può essere che ci apriamo a lui solo se fa come vogliamo noi!
Detto in un altro modo, non è possibile insegnare alcuna cosa se abbiamo un Visione negativa della persona che vogliamo educare. Se io non vedo la bellezza di chi mi sta di fronte, non è possibile nessun tipo di scambio.
Se io riprendo mio figlio Martino perché non ha studiato, ma lo faccio con una Visione di lui come di un scansafatiche che non ha voglia di far nulla, passerò a lui proprio quella Visione di mancanza. Se io invece lo riprenderò allo stesso modo, ma con una Visione di lui come di un ragazzo abile, intelligente e saggio che sta solo passando un momento di pigrizia da cui ridestarlo, gli passerò una Visione di pienezza che lo aiuterà grandemente. Ma la Visione non è qualcosa di mentale, dobbiamo sinceramente voler Vedere l’immagine simbolica dell’altro dentro di noi.
Quanti genitori mi dicono: “Ah, per me mio figlio è intelligente e in gamba” e poi andando a vedere la reale immagine simbolica di lui è invece il contrario e lo Vedono magari come uno troppo fragile che non può farcela da solo e che deve essere aiutato in tutto.
Quindi la cosa che consiglio prima di tutto a genitori, insegnanti, terapeuti, medici, politici… è proprio quella di andare a Vedere che immagine simbolica è l’altro dentro di sé e, se è di mancanza, trasformarla in una Visione di pienezza. Da qui è possibile insegnare, curare, passare qualcosa, da qui è possibile lo scambio, la comunicazione.
Con i miei figli, ma anche con le persone con cui ho a che fare, prima guardo e nel caso trasformo la Visione che ho di loro aprendo il mio cuore, e solo in quel momento inizio a insegnare o a comunicare qualcosa. Ora accade quasi automaticamente perché l’ho fatto infinite volte; non inizio a dire nulla se non riesco a farlo con amore. E quando mi accorgo che non è così, mi fermo e non procedo finché non riesco a riaprirmi perché so che ogni comunicazione sarebbe vana. Cerco di ricordarmi che tutti vogliono essere felici e che ogni loro errore è portato dal non sapere come fare a esserlo. Tutti desiderano profondamente sentirsi amati e quasi nessuno si sente così. Moltissime persone non si sentono nemmeno degne di essere amate da Dio. Queste dovrebbero assolutamente cambiare la propria Visione di sé.
Dovremmo cercare di far sentire gli altri accolti, accettati per quello che sono, allora riusciremo a comunicare con tutti. Dovremmo cercare di aprire il nostro cuore ai nostri figli… cosa non scontata, e parlare a loro con amore, con stima, con sincerità e trasparenza, allora riusciremo a insegnar loro qualcosa. E scopriremo che sarà un bellissimo scambio dove noi stessi impareremo molto, proprio cercando di educare loro.
“L’ho fatto sentire accolto? Qual è la mia Visione di lui? Nel parlare a lui il mio cuore è aperto o chiuso? Vedo la sua bellezza? Sento la sua sofferenza?” ecco le sacre domande alla quali dovremmo cercare di rispondere sinceramente, ogni volta che abbiamo a che fare con qualcuno. E dovremmo fare in modo che le risposte siano tutte affermative se vogliamo relazioni fruttuose.
Sento spesso, genitori e insegnanti che puntano il dito con grande rabbia e giudizio sui presunti errori dei figli o degli studenti. Non è presente la benché minima tenerezza o accoglienza, e giustificano la loro rigida chiusura dietro la parola educazione. L’educazione senza un cuore aperto è una mancanza di rispetto nei confronti del figlio o dello studente attraverso la quale si può fare molto male. Ho avuto incubi per anni sognando alcuni miei professori del liceo, anche molto tempo dopo la maturità!
Quando alla sera guardo alla mia giornata appena trascorsa, cerco di capire come avrei potuto amare di più e mi propongo di riuscirci il giorno dopo. Guardo alle persone che ho incontrato e mi chiedo se le ho accolte nel mio cuore, se ho creduto in loro, se ho visto il Dio che è la loro vera natura. Mi accorgo sempre che il mio margine di miglioramento è infinito e che l’amore che riesco a sentire oggi è maggiore di quello di ieri e minore di quello di domani, perché non mi dimentico mai di provare in continuazione ad amare di più. Questo mi dà pace. Non importa quanto ci riesco ma quanto ci provo, e provandoci ogni giorno amo sempre di più ogni giorno, e questo è tutto quello che conta per dar senso alla mia vita.
Quando nell’aldilà mi verrà chiesto quanto io abbia saputo amare dirò: “Non so quanto ci sia riuscita, ma ci ho provato in continuazione” e credo questo possa bastare per non aver vissuto invano. Perché non ci viene chiesto null’altro che questo.
Carlotta Brucco
Carlotta Brucco è autrice del libro I Cinque Abbracci
..
Grazie Carlotta!
Questo tuo post mi ha riempito di gioia! Cercare di amare ogni giorno di più… Questo si che rende la vita meravigliosa e degna di essere vissuta!
Grazie di cuore…ancora una volta illumini la mia strada!