Mio figlio Elia stamattina mi ha chiesto: “Questa auto (intendendo quella comprata da noi) è di Dio, mentre il seggiolino su cui siedo è mio, vero?”. Gli ho risposto: “Tutto è di Dio perché tutto è Dio, anche il tuo seggiolino; questo vuol dire che nulla ci appartiene. È una buona cosa perché così possiamo lasciare che le cose vadano e vengano senza preoccuparci troppo”.
Elia: “Ma chi è questo Dio?”.
Già, chi è questo Dio che dispone di tutto, che è tutte le cose, compresa la nostra vera identità?
Certo, non voglio definire l’Indefinibile, però mi piacerebbe parlare di Lui (potrei usare il termine anche al femminile, ma nell’immaginario collettivo della nostra cultura Dio è più sentito come maschile quindi mi adeguo)… è sempre un bell’argomento che fa stare bene.
Proviamo a immaginare un Infinito intelligente che è pura luce, consapevolezza creativa e Amore. Diciamo anche che non esiste altro che Lui. Questo infinito Amore intelligente può prendere tutte le forme che vuole, manifestandosi in infinite dimensioni diverse, muovendosi in una danza creativa continua.
L’Infinito intelligente espandendosi dall’Uno viaggia nelle molteplici sue manifestazioni; più si distanzia dal Centro più la consapevolezza di Sé viene meno, lasciando il posto a una frequenza di separazione che crea l’identificazione con quella forma. Con l’identificazione nasce quell’errore concettuale che chiamiamo “Io”, senso del me, e con esso il dolore che viene dalla mancanza della consapevolezza della propria condizione originaria di Infinito Amore intelligente.
Il senso del me ha una terribile nostalgia di quell’Amore perché in fondo sente di appartenervi senza però riuscire a esserne consapevole.
Il senso del me cerca l’amore in un’altra forma separata da sé. Lo cerca nella mamma, poi in un partner, nell’apprezzamento, nell’accettazione da parte degli altri; cerca questo amore sempre in altre forme che sente fuori e separate da sé. In questo modo non lo troverà mai perché il problema è alla radice: l’identificazione con una forma e con la sua storia, con un nome, con una personalità.
Questa identificazione è tenuta in vita da tutti quei pensieri dove il soggetto è “io” e tutto quello a esso riferito. Uso intenzionalmente il pronome “esso” perché l’io è qui visto come un semplice pensiero privo di altra realtà. Chi saremmo noi se non ci pensassimo? Chi siamo senza la nostra storia? Chi siamo senza i nostri pensieri?
Siamo sempre stati, siamo ora e sempre saremo Infinito Amore intelligente, ma non ne siamo più consapevoli.
Viviamo per ritornare all’Amore o meglio per comprendere che mai ci siamo allontanati e, meglio ancora, per divenire consapevoli che non siamo ciò che abbiamo sempre pensato di essere e che la nostra vera natura è proprio quell’Amore che ci manca tanto.
Per ritornare a Casa occorrono quindi due importanti ingredienti: la disidentificazione dal senso del me e quindi da tutti i pensieri, e l’apertura alla frequenza che diventa veicolo per tornare all’Uno: l’amore.
Ci sono diverse tecniche e metodi per volare verso la libertà e ognuno deve seguire quello che sente più consono a sé.
Quelli che pratico e diffondo derivano da una lunga ricerca iniziata da bambina attraverso le tradizioni spirituali millenarie o meglio ne sono l’essenza adattata al tipo di mente e vita occidentale. Insegnando ciò che mi ha dato la vita vera e che mi appassiona cerco di essere tramite dell’Infinito Amore.
Quando infatti seguiamo ciò che ci appassiona il nostro sguardo brilla, la gioia aumenta… e, se il nostro cuore si apre all’amore, l’Infinito Intelligente inizia a farsi sentire.
C’è una chiave preziosa che unisce tutti e due gli ingredienti sopra citati per ritornare a Casa: imparare a guardare con tenerezza ogni istante che siamo chiamati a vivere, che ci piaccia o meno.
Scoprire che possiamo guardare teneramente ogni pensiero, ogni accadimento piacevole o spiacevole che sia, ci porta passo passo sempre più vicino sia all’amore sia alla disidentificazione.
Quello che voglio dire è che siamo già a Casa, ma dobbiamo imparare a vederla, riconoscerla.
Per far ciò ci serve uno sguardo particolare che va allenato in continuazione.
Pensate a qualcosa di voi o della vostra vita che non vi piace e provate a guardare questa cosa dall’esterno, da fuori, con grande tenerezza, abbracciandola. Se ci riuscite, avete capito cosa intendo.
Fidatevi di quell’abbraccio, di quel tenero sguardo perché sa come riportavi alla vostra vera natura meravigliosa e splendente che tanti chiamano Dio.
Carlotta Brucco
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Pensando a te, al primo giorno di Liceo… potrebbe servire ad attraversare il tuo Oceano.
Ti abbraccio forte
zia Leriotta