Per tutti gli studenti, ecco un pratico e visionario “manuale di sopravvivenza” con i professori…
1. Comprendete bene che il professore è un essere umano probabilmente stressato e pieno di problemi come tutti, che non ha voglia di essere ancora più stressato da voi. Quindi siate gentili. Imparate a usare l’arma della gentilezza che non è “fare i lecchini”. La gentilezza è un vero e proprio potere. Quando vi rivolgete a lui (o a lei) guardatelo negli occhi e fatelo sentire accolto. Anche se lui non è particolarmente gentile con voi, fategli sentire la vostra “Forza” (alla Guerre Stellari) e accoglietelo.
2. Ogni tanto chiedetegli come sta e interessatevi sinceramente a lui. Questo punto diventa potente se lo sentite veramente. Probabilmente il professore la prima volta si sentirà preso in giro in quanto è facile che nella sua visione siate fiere selvagge, ma quando vedrà che siete sinceri si rilasserà e si sentirà a suo agio.
3. Ricordate bene che il professore ha l’ingrato compito di insegnarvi qualcosa che probabilmente non è nemmeno ciò che lo appassiona, per cui farà un’enorme fatica a spiegare a voi ciò di cui gli interessa poco o niente. Se invece è appassionato della sua materia, il vedere poco interesse da parte vostra lo farà sentire terribilmente frustrato. E non riuscire nel suo intento potrebbe renderlo cattivo, quindi non meravigliatevi se la sua reazione vi sembrerà un po’ eccessiva. Per ovviare a questa reazione… dategli ascolto. Piuttosto tormentatelo di domande ma interagite, siate presenti, aiutatelo a rendere le sue lezioni vive, magari anche conflittuali ma vive.
4. Di tanto in tanto mettetevi seriamente nei suoi panni da tutti i punti di vista e chiedetevi cosa fareste voi al suo posto, ma siate sinceri con voi stessi. Poi potreste anche trovare il modo di comunicarglielo gentilmente dicendogli: “Mi sono messo nei suoi panni e ho capito quanto è difficile per lei avere a che fare con noi. Forse se lei facesse così… potrebbe essere più semplice e gratificante sia per lei sia per noi”.
5. Probabilmente il fatto di stare fermi su un banco per ore, impegnando la mente spesso in ciò che non vi interessa per nulla, vi fa sentire vicino alla pazzia e non riuscite a sopportare che qualcuno imperversi ancor più su questo vostro precario stato d’animo con le sue richieste e in alcuni casi con i suoi giudizi che a volte possono essere vissuti da voi come reali umiliazioni. Sappiate che anche il professore si sente come voi. Probabilmente può sentire che lo state facendo impazzire a tal punto che a volte per non finire in psichiatria ha bisogno di lasciar uscire un po’ della sua frustrazione sotto forma di gesti che possono apparire insensati. Cercate di capire che anche per lui è in una situazione complicata.
6. Il professore, come tutti, vorrebbe rispetto e pace. Il che vuol dire ancora sentirsi ascoltato e magari anche avere con voi una buona comunicazione. Se non vi sentite ascoltati e accolti dal vostro professore, fatelo voi per primi. Tutti insieme se potete. Mettetevi proprio d’accordo prima e decidete di farlo sentire ascoltato, ben voluto. Ma non provateci solo un giorno. Provateci finché lo vedrete sorridente e rilassato. Dategli attenzione, interazione. Non parlate tra di voi; parlate con lui. Se avete voglia di comunicare con qualcuno, fatelo con lui, possibilmente in relazione alla materia che sta cercando di insegnarvi. Lo farete felice e probabilmente gli verrà voglia di far felici anche voi.
7. Spero che abbiate capito che il professore non va combattuto ma abbracciato. Questo perché il vostro abbraccio è un’arma potente che può trasformare ogni relazione. Certo che abbracciarlo proprio fisicamente potrebbe essere difficoltoso… basterà anche immaginarlo. Poi se invece vi va di abbracciarlo tutti insieme dal vero, quando lo vedete particolarmente giù, chissà… magari lo farete sentire meglio.
8. Dopo che avrete migliorato la comunicazione con il vostro professore, potrete iniziare un dialogo per migliorare la vostra condizione di prigionia scolastica. Questo è il momento delle proposte. Riunitevi tra voi per farvi venire delle buone idee anche e soprattutto pratiche. Per esempio, magari a voi vanno meglio le interrogazioni programmate invece che essere estratti a sorte ogni giorno rischiando quotidianamente l’infarto? Proponeteglielo tutti insieme. Cercate tra voi studenti di pensare a un modo più sensato di imparare a scuola e proponeteglielo. Potete parlargli oppure scrivergli. Fate un elenco di punti che migliorano la condizione scolastica e che vi permettono di studiare con più interesse e facilità. Se non sapete cosa volete voi per primi, infatti, è molto difficile che venga in mente al prof.
9. Ricordate che la rivoluzione per migliorare il sistema scolastico e quindi la vostra vita presente e futura va fatta: è ora. E spetta a voi. Ma la rivoluzione non si fa con la guerra, la chiusura, il lamento e l’opposizione bensì con l’apertura, la gentilezza, la fermezza. La rivoluzione si fa con la creatività, con nuove proposte sensate attraverso una comunicazione intelligente, si fa con l’unione tra studenti che vedono, sentono e propongono ai prof un nuovo sistema, piccoli passi ma concreti, con la forza interiore di chi non ha rinunciato a essere felice.
10. Siete nati per essere felici, non potete dimenticarlo. Così come non lo devono dimenticare i vostri professori. E l’istruzione deve servire per insegnarvi a essere persone piene, appagate, conducendovi verso la fioritura dei vostri talenti e delle vostre passioni in modo che possiate contribuire alla ricchezza della vita con la vostra unicità.
11. Siete a scuola non solo per imparare a sopravvivere ma per imparare a vivere veramente. Cercate il modo, insieme ai vostri compagni, ai professori, da soli, sempre.
12. Imparate a essere visionari e non sognatori. Il sognatore vive nella mancanza della sua meta che crede forse possibile in un ipotetico futuro; si nutre di se e di ma. Il visionario invece sa vedere, immaginare, sentire la sua meta qui e ora, proprio come stesse accadendo in quel momento; è creativo perché si sa vedere e sentire felice nutrendosi ora di quell’appagamento che desidera. Sa generare la sensazione che gli manca vedendosi, sentendosi, immaginandosi così come vuole essere. Mentre vede nell’adesso la fioritura del suo essere, contemporaneamente però sa accettare, abbracciare i suoi limiti e le sue debolezze. Anzi ha capito che proprio provando tenerezza per tutto quello che non gli piace di sé (e poi quindi anche degli altri) sarà ancora più libero di creare la propria felicità.
13. Per essere felici bisogna prima sapersi vedere felici. Vedete, immaginate la scuola come vorreste che fosse; assaporate quella bella sensazione che ne deriva. La rivoluzione inizia da qui; nel vedere ora la realizzazione di ciò che vi sta a cuore. E agite, create. Divertitevi a creare un mondo nuovo; sappiate vedere e portare in vita, realizzare nuove possibilità di realtà. Ognuno di voi è prezioso perché possiede qualcosa di unico e speciale: una caratteristica, un talento, una passione, una capacità che deve essere tirata fuori per rendere migliore la propria vita e quella di tutti.
14. Vostro dovere è cercare e trovare questa vostra unicità, qualunque essa sia, e metterla al servizio della vita; solo così il vostro cuore impavido si accenderà, solo così sarete una luce per tutti.
Fate partire la rivoluzione: siate visionari, sappiate vedere la vostra e altrui felicità. E ricordate: tutto parte da un abbraccio. La vostra forza, il vostro potere sta nel saper abbracciare ciò che non vi piace di voi e degli altri proprio per poi poter essere liberi di far fiorire nuove possibilità. Nell’abbraccio tutto nasce, nella guerra tutto muore. Basta guerra dentro e fuori. È ora della pace.
Carlotta Brucco
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