La maggior parte delle persone desidera soldi per una vita sempre più agiata, bellezza e/o ricchezza e/o cultura e/o spiritualità per risultare attraente, essere apprezzata, stimata, amata.
Pace, libertà, risveglio, illuminazione sono gli ennesimi desideri di un io che soffre perché non ha ottenuto quello che voleva.
L’inganno è il desiderare, l’aspettarsi dalla vita qualcosa di più di quello che c’è ora. Non c’è tanta differenza tra il desiderare l’illuminazione e il desiderare di diventare ricchi. Sono sempre storie create da quel personaggio che crediamo di essere, solo storie di fantasia prive di fondamentale realtà. Sì, il senso del “me” e la sua storia non può aver vita nell’adesso ma solo nel passato e nel futuro, quindi non realmente esistente.
Solo quando si inizia a intravedere che il pensiero “io” è solo una storia di fantasia priva di fondamentale realtà, è possibile che la vita prenda il sopravvento.
Vita significa tutto quello che accade ora senza di me, quel me che crede di essere separato da ogni essere e cosa. Vita è l’adesso che è l’unica nostra identità.
Non è una condizione nichilistica piuttosto è la pienezza dell’essere, dell’essere e basta, quell’essere senza confini che diviene contenitore di tutto quello che c’è ora.
Quindi finché la consapevolezza dell’inesistenza dell’io non si desta, non sarà possibile vivere veramente. Nessuna illuminazione: solo vita. Nessuna esperienza difficile da ottenere, non si ottiene niente proprio perché non c’è nessuno che deve ottenere nulla. C’è solo vita. Ma l’io non è disposto a lasciar spazio a ciò che c’è ora e basta. L’io ha bisogno delle sue storie che dirottano l’attenzione sul passato e sul futuro quindi sull’illusione.
Indagare questo io. Chi sono io? Ma sebbene sia un’indagine che parte dalla mente e la si inizia pensando perché è l’unica cosa che si sa fare, a un certo punto si andrà oltre la “mente che mente” e apparirà spontaneo quello che è sempre stato.
Chi sono io se smetto di pensarmi? Chi sono io se non mi cerco più? Che ne è della mia storia se non la penso più?
Si percepisce un implicito dovere a pensarsi ancora e ancora, quasi un obbligo dettato da un’antica memoria della specie. Devo portare costante attenzione sulla mia persona e la sua storia perché se non lo faccio non sopravvivo? Non è così. Liberiamoci da questo falso e illusorio obbligo di occuparsi del senso de me… la vita accade lo stesso e meglio. Non pensare all’io e alla sua storia non vuol dire non fare più nulla, non assolvere agli impegni quotidiani. Anzi la vita accadrà con chiarezza, presenza, bellezza in tutta la praticità delle nostre attività.
Non pensare al senso del me e alla sua storia non significa pensare ad altro, ma essere attenzione pura all’essere e basta che contiene tutto ciò che c’è qui e ora.
Sembra complicato ma è la cosa più semplice che possiamo fare.
E se non fossi il mio nome e il mio cognome, ma l’attimo che accade ora? E se il passato e il futuro avessero valenza di un sogno di una notte? E se quello che crediamo essere la nostra storia fosse reale quanto il film che abbiamo visto ieri al cinema?
Iniziamo così. A mettere in dubbio l’io e la sua storia. Guardiamo la nostra storia dal di fuori, come se non ci appartenesse, come non ci fosse mai appartenuta; guardiamola con tenerezza. Un istante di tenerezza. Solo un istante.
Guardiamo teneramente a quell’io che vuole amore, potere, fama, ricchezza, bellezza come a un semplice personaggio di una storia inventata. Diamoci almeno questa possibilità. E se fosse così? Lasciamo almeno aperta questa possibilità. Permettiamo al sistema pensiero-io di vacillare un istante per permettere alla nostra vera natura di fare breccia. Questo è un processo naturale, la vita è naturale, spontanea. Lasciamo che sia.
Dal 12 al 19 agosto terrò un ritiro in Umbria in un bellissimo ashram/agriturismo immerso nella natura per condividere con chi lo desidera la bellezza di ciò siamo veramente.
Chi fosse interessato scriva a: m.galandrini@neom.it
Buone vacanze a tutti!
Carlotta Brucco
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