Crediamo che la libertà sia fare tutto ciò che vogliamo: ma se ciò che pensiamo di volere fosse il frutto dei condizionamenti di una vita? Certo non si può parlare di libertà a meno che non si voglia intendere la libertà di muoversi dentro i condizionamenti. Come dire che ho una catena al collo, ma sono liberissimo di muovermi a destra e sinistra, e anche avanti e indietro!
Fermiamoci quindi un attimo a riflettere sul concetto di libertà.
Se poteste disporre di tutti i soldi di un re e di tutto il tempo che desiderate per fare quello che vi piace, vi sentireste liberi? O forse avreste ancora pensieri del tipo: “Mi sento solo, nessuno mi ama, ho paura di ammalarmi, di invecchiare e di morire, e ho paura anche per i miei figli, quel tipo là mi ha tradito, quell’altra mi ha umiliato, a nessuno importa di me se non per utilità, mi annoio, non riesco a dormire, ingrasso troppo, dimagrisco troppo, forse mi sto ammalando, forse la mia vita è finita…”.
È veramente questo che desiderate? È veramente per ottenere questo tipo di libertà che lottate quotidianamente? Vi interessa una libertà che non sa gestire la propria umanità, che non sa che fare con la paura, con la rabbia, con la solitudine, con la malattia e con la morte?
Quindi desiderate ardentemente qualcosa che non risolve granché della vostra sofferenza umana. Allora non è meglio desiderare direttamente quella libertà che è libertà dalla paura, dalla rabbia, e da ogni sensazione di mancanza?
“Ok” , mi direte voi, “e può accadere anche se sono povero, malato e solo?”.
Certo che sì! Proprio per questo si chiama libertà; perché, nonostante qualunque situazione di vita vi stia accadendo, potete essere liberi dalla paura, dalla rabbia, dall’insoddisfazione, e da ogni sensazione di mancanza.
Questo tipo di libertà inizia a crescere dal momento che prendete consapevolezza della vera causa della vostra sofferenza… e sapete qual è? Non per quello che vivete, non per ciò che vi accade, ma la vostra sofferenza è causata dall’afferrare ciò che volete e dal respingere ciò che non volete. Non si tratta quindi di un problema di ciò che si possiede o meno, ma dell’atteggiamento interiore con il quale ci rapportiamo all’oggetto.
Come posso uscire dallo schema egoico di attrazione e repulsione? C’è un modo universale per risolvere la causa della sofferenza: diventare amorevole nei confronti di qualsiasi cosa.
Ogni giudizio nasce dai nostri credo distorti che ci portano a interpretare ciò che chiamiamo realtà; senza consapevolezza proiettiamo i nostri film su tutto ciò che accade, senza accorgerci che di vero hanno ben poco.
Ci vuole silenzio per osservare le dinamiche interiori che creano sofferenza, un silenzio non tanto per assenza di rumore quanto per sospensione di giudizio. Allora apparirà chiaro che la via di uscita è amare qualunque cosa. E per qualunque cosa intendo tutti ma anche tutto; ogni situazione, ogni evento, ogni istante. L’amore non impedirà di scegliere l’azione più opportuna, anzi porterà a una chiarezza sempre più grande per comprendere il nobile agire istante per istante.
L’errore del voler giudicare per difendersi è ormai fuori moda: ora tutti siamo chiamati ad aprire il cuore al nostro nemico guardandolo fisso negli occhi, sentendo quell’assenza di paura che viene dal riconoscimento che anch’egli è Dio, perché nulla è al di fuori di Lui. E quando riconosceremo che nulla è al di fuori dell’Amorevole Intelligenza, nessun evento avrà il potere di ferire il nostro cuore.
E se nulla è al di fuori di Dio: tu sei Quello, io sono Quello… tu sei me, io sono te. Questo sì che sa di libertà!
Carlotta Brucco
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