È insito nell’essere umano un bisogno che sembra naturale e scontato ma che di fatto, se non compreso a fondo, porta molta frustrazione e sofferenza. Ognuno vuole sentirsi speciale come se l’esserlo agli occhi di quanta più gente possibile o anche solo di qualcuno fosse causa di felicità.
Per “piacere” agli altri ci si vende, si tradisce se stessi in continuazione senza vedere che è proprio questo il tradimento che allontana la tanto agognata pace. Il punto è riuscire a comprendere che ciò che da sempre cerchiamo non deriva dall’ammirazione di qualcuno e nemmeno dall’amore che pensiamo ne possa derivare.
La mente conscia e razionale sembra non riconoscere un fattore molto importante: l’amore che cerchi sei tu. Non è che è in te, sei proprio tu. Scoprire poi chi sei tu è un bel viaggio interessante, ma è già qualcosa di magnifico se ci si pone veramente la domanda: “Chi sono io?”.
Quello che ognuno vuole veramente è in realtà l’essere speciale agli occhi di se stessi, ma finché la direzione è opposta, finché cioè si vuole che siano gli altri a darci valore, la pace sarà lontana.
Sentirsi speciali a se stessi non va inteso in termini di paragone, cioè meglio degli altri, ma inizia dal riconoscimento dell’importanza della propria unicità e quindi di quella di ogni essere vivente. Ognuno di noi è incredibilmente speciale agli occhi del Creatore in quanto raccoglie, attraverso ogni istante di esperienza, preziose informazioni sulla creazione.
Il punto da cui guardiamo l’universo, o meglio sarebbe dire, ogni punto da cui il Creatore guarda se stesso, è unico e insostituibile. Chi riconosce la preziosità della propria unicità è beato nell’offrirla al Creatore come il dono d’amore più grande; d’altra parte ugualmente sente il riconoscimento e l’amore del Creatore e questo porta beatitudine.
Quando si parla di riconoscere la propria unicità molti pensano che debbano trovare qualità particolari o chissà quale talento, ma non è così: la preziosità sta nell’esperienza che raccogliamo vivendo. Parlo di qualunque esperienza a qualunque livello, che sia accompagnata da grande consapevolezza o meno. Che poi ognuno abbia passioni diverse attraverso le quali servire è un altro discorso.
Qualunque cosa sperimentiamo è il Creatore che la sta sperimentando.
Se proviamo rabbia stiamo raccogliendo informazioni sulla rabbia, se proviamo paura informazioni sulla paura, se proviamo gratitudine il Creatore raccoglie informazioni sulla gratitudine. È possibile raccoglierle più o meno velocemente ma il processo è continuo e inarrestabile.
Per capire meglio, la Coscienza una è interessata al viaggio, al percorso di comprensione dal due all’uno. Se osservate come la visione della vita si è trasformata in voi nel tempo man mano che avete maturato nuove informazioni sull’esistenza, è facile osservare, anche se superficialmente, il processo di raccolta. Il modo in cui avete vissuto ogni momento, tutte le volte che siete passati dalla rabbia alla pace, dalla paura alla serenità, ogni istante che avete gioito, ogni abbraccio dato, ogni lacrima versata, ogni minimo passaggio interiore è stato un dono all’universo.
È possibile però riconoscere questo essere speciali agli occhi del Creatore solo essendo totalmente se stessi nel voler conoscere se stessi. Se si vuole essere speciali agli occhi degli altri, se si vuole elemosinare amore e stima, sarà molto difficile riconoscere e onorare l’unicità della propria raccolta informativa.
Quando ci si sente speciali per qualcuno si prova una sensazione apparentemente piacevole che è come una droga e crea dipendenza. Si imposta tutta la propria vita per piacere agli altri così da potere provare e riprovare ancora quella sensazione che sembra nutrimento. E come ogni dipendenza crea un bisogno che rapisce tutta l’attenzione e l’energia di cui disponiamo. Il prezzo da pagare per procurarci questa illusoria sensazione di piacere è essere come l’altro ci vuole e quindi tradire ciò che siamo. In più questa sensazione di essere speciali e amati è impermanente, non dura e deve sempre essere alimentata e rinnovata. Bisogna quindi essere sempre più interessanti, attraenti, saggi, illuminati, il tutto solo per elemosinare un po’ di apprezzamento.
Come sarebbe la giornata se veramente non si facesse più nulla per piacere agli altri e si utilizzasse invece quell’energia per osservare e conoscere se stessi e il proprio rapporto con l’infinita intelligenza?
Questo non vuol dire non occuparsi più del corpo, anzi, l’aver cura del proprio mezzo di raccolta è importante, ma un conto è farlo per piacere agli altri, un conto è per renderlo equilibrato e armonico.
Ora stiamo raccogliendo esperienza attraverso la nostra incarnazione qui; un corpo sano e in buona salute, curato e tenuto bene è utile alla conoscenza di sé. Tuttavia dovremmo sempre ricordarci che non siamo il corpo, ma il corpo è in noi; solo una piccolissima parte di ciò che siamo è nel corpo e quindi è opportuno aprire il nostro sguardo al di là di ciò che crediamo di essere per volare liberi nella nostra “infinitezza”, ricordandoci che la prima forma di libertà da concederci è proprio quella dal bisogno di essere speciali per gli altri, riconsiderando il proprio rapporto con l’Intelligenza infinita che siamo e che tutto è.
Carlotta Brucco
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