“Se hai bisogno dell’altro non puoi amarlo”, dice la saggezza antica.
Mi chiedono spesso come si faccia a non sentire il bisogno di quella bella sensazione che ti porta l’altro quando ti abbraccia, quando ti fa sentire importante.
Tutto è relazione, tutto è interdipendente. Non esiste creazione senza la relazione che è requisito fondamentale. Non ci è quindi certamente chiesto di rinunciare ad essa ma di imparare a conoscere con chi o con che cosa ci si relaziona. Questo presuppone due punti connessi e grazie a questa connessione avviene uno scambio che da sé porta armonia.
Ma quali sono i nostri due punti?
Potreste dirmi che sono l’io e l’altro, ma questo non va bene, è troppo generico. Quale punto di voi mettete in relazione con quale punto dell’altro?
Allora potreste dirmi: “Metto in relazione quel punto che sento in me di carenza affettiva con quello che sento nell’altro che può riempire questa mancanza”. Ma questo risulta troppo complicato.
Allora proviamo a fare un gioco. Date al punto “carenza affettiva” l’immagine di voi stessi bisognosa. Quella che ha bisogno dell’altro. Osservatela nei particolari; magari è una bambina o un bambino con le vostre sembianze, magari sta piangendo o è in un angolo raggomitolata. Ovviamente può avere qualunque età ma per semplificare il tutto, basta che vi somigli. Ascoltate questa immagine, sentite ciò che prova, offritele una tenera attenzione.
Poi passate all’altro punto, quello che credete si trovi in quell’altro che avvertite come la fonte del vostro benessere e che crea tanto bisogno. Solo che ora questo punto diventa un’altra immagine di voi, quella in cui siete la fonte, in cui vi vedete e vi sentite aperti, solari, dispensatori di amore e di abbracci. Potete anche, inizialmente immaginarvi l’altro di fronte a voi e poi dargli il vostro volto, le vostre sembianze. In ogni caso vedete ora quell’immagine di voi che possiamo chiamare “la fonte di amore”. Osservate e ascoltate questa immagine fino a sentire la sua splendida apertura di cuore e la sua radianza. Avete davanti a voi due immagini che hanno le vostre sembianze: la bisognosa e la fonte dispensatrice di amore.
Ecco, è il momento: mettetele in relazione.
Si girano l’una verso l’altra, si guardano e poi si abbracciano. Mantenete sempre la consapevolezza del fatto che entrambe le immagini sono aspetti di voi. Ora, concentratevi solo sulla connessione tra queste due immagini e ascoltate cosa sentite nel vostro corpo. Ascoltate il vostro cuore. Ascoltate la relazione, lo scambio. Non identificatevi con l’una o con l’altra ma siate solo la relazione e l’abbraccio tra i due. Cosa provate? Non sentite forse una sorta di integrità, di pienezza? O che magari per un solo attimo, la fonte dispensatrice di amore è in voi?
Diventa chiaro quindi, come quello che cerchiamo nell’altro – partner, figli, genitori, amici ecc. – sia solo quell’aspetto di noi dimenticato, quel sole in noi che è un punto del nostro essere. Non abbiamo bisogno dell’altro ma dell’aspetto di noi che l’altro riflette e cioè di quell’immagine di noi che sa abbracciare l’altro aspetto di noi che ha bisogno di quell’abbraccio. Quello che cerchiamo non è una relazione d’amore con chicchessia, ma di amore tra due aspetti in noi. In fondo, il bisogno avvertito è solo quello di mettere in connessione due punti del nostro essere. Quando questa relazione viene compiuta nascerà quella pienezza che ci permetterà di avere con gli altri uno scambio sincero e meraviglioso non più basato sull’attaccamento e sul bisogno ma sulla condivisione spontanea di sé, proprio come un sole.
Carlotta Brucco
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