Quando diciamo “Io”, crediamo di riferirci a quella immagine di noi stessi con la quale ci identifichiamo, tuttavia, le immagini di noi in gioco sono moltissime.
Ne abbiamo una per ogni tema archetipico, ma quello che più viene a essere interessante è la relazione tra queste immagini. Alcune di queste non le vogliamo vedere e le releghiamo nelle “segrete del castello” diventando così quel lato ombra che ci rincorre ovunque.
Faccio un esempio: che rapporto abbiamo con l’impermanenza, con le cose che mutano, con la vecchiaia, con il fatto che tutto cambia in continuazione?
Non basta quel pensiero che dice: “Ne ho paura”, oppure “Non ci penso mai”. Non ci stiamo riferendo, infatti, al pensiero, ma a un vissuto profondo, spesso nemmeno cosciente. Dobbiamo portare all’attenzione quell’immagine di noi corrispondente al tema, per esempio in questo caso potrebbe essere l’immagine di noi nella vecchiaia.
Se vi immaginate il tempo che passa fino a invecchiare sempre più, ascoltate il corpo, cosa sentite, cosa provate?
Dedicate del tempo ad ascoltare quali sensazioni emergono se immaginate, di fronte, voi stessi verso la fine della vita. Forse provate qualche resistenza o qualche sorte di sofferenza a vedervi così?
Chiedetevi ora chi sta guardando l’immagine di voi anziani. Probabilmente vedrete l’immagine con la quale vi state identificando ora.
Osservate e ascoltate con calma e attenzione fino a vedere chiaramente l’immagine di chi sta guardando. Che sguardo ha? Come é vestita? Cosa prova? Come potreste nominarla? La paurosa? La guerriera? La vittima? Il guru?
Quando la avete vista per bene, portate anch’essa davanti a voi, vicino all’altra. Oh! Ci sono ora due immagini di fronte a voi: la vecchia alla fine della vita e la vittima o il guru, o la guerriera, o qualunque altra sia…
Quello che ci interessa vedere è come si relazionano l’una con l’altra.
Ma non ci sono solo loro nel campo…ce ne sono molte altre, una per ogni tema esistenziale. Nella nostra vita soffriamo perché ci sono relazioni, tra alcune delle immagini archetipiche in noi, che non sono armoniche. Molto spesso si odiano e si fanno la guerra.
La sofferenza che proviamo è una relazione che vuole essere portata all’amore. Ma non fuori di noi! La sofferenza non viene dal fatto che l’altro non ci ama o che ci sentiamo soli, ma dal rapporto che hanno tra di loro queste immagini di noi che sono simboli dei grandi temi archetipici.
La vita stessa, quella che chiamiamo realtà, è l’ologramma creato da queste relazioni.
Se la vittima e il dittatore in noi non vanno d’accordo, proietteranno questa relazione fuori, per cui ci troveremo ad affrontare spesso situazioni di conflitto in cui ci alterneremo tra vittima e dittatore. Magari ci si identificherà più con una di queste immagini, per cui si potrebbe pensare: “No, io sono solo la vittima, non il dittatore, sono gli altri che sempre mi trattano male mentre io sono così buono e gentile con tutti!” Il dittatore in questo caso potrebbe essere meno visibile ma ci sarebbe lo stesso; per esempio si potrebbe manifestare agli altri solo l’aspetto di chi subisce ma essere dittatori con se stessi.
E se a questo duo si aggiungessero anche, per esempio, l’immagine anziana e quella del guru? Tutti e quattro in un’unica stanza obbligati a stare insieme.
E così magari vi trovate ad affrontare fuori le loro relazioni che creano quell’evento in cui il vostro compagno di 80 anni vi obbliga a vestirvi come una ventenne, vi giudica se avete messo su un chilo in più, vi chiede di rifarvi il seno anche se avete 78 anni e voi vi sentite sbagliate perché vi sentite brutte, grasse, vecchie e non avete ancora raggiunto l’illuminazione!
La cosa terribile o divertente (dipende da dove la si guarda) è che non si riesce a vedere che sono le relazioni tra gli archetipi interiori a essere proiettate come ologrammi per formare quella che noi chiamiamo realtà, così ci si danna a cercare di cambiare l’ologramma provando a trovare soluzioni e soluzioni là fuori. Non ci si accorge che è come dire a un personaggio di un film che si vede in tv di agire in un altro modo… non lo farà mai. Occorre andare alla regia. Occorre rifare il copione.
Occorre andare all’origine se si vuole cambiare qualcosa. E ciò che serve è solo permettere alle immagini archetipiche in gioco di ritrovare l’armonia nelle loro relazioni.
Ci sono diversi modi per farlo; io e Riccardo ne abbiamo ideato uno facile, piacevole e intenso per far sì che sia adatto a tutti.
Lo abbiamo chiamato “Le Costellazioni del Folle Liberato”, e facciamo scendere in “campo” (che è una particolare figura geometrica distesa a terra), gli archetipi che hanno bisogno di ritrovare relazioni armoniche e quelli in grado di aiutarli. Nasce così, alla fine, una nuova configurazione degli elementi interiori che è perfettamente in equilibrio nelle sue parti.
Veramente magico è vedere ogni volta come tutte le immagini di sé in gioco hanno un sapere innato per ritrovare l’armonia perduta e per ripristinare le relazioni d’amore dimenticate.
Stiamo organizzando un tour per diffondere e condividere questo metodo per cui se siete un gruppo che desidera invitarci, contattateci, saremo lieti di incontrarvi: segreteria@neom-group.it
Carlotta Brucco
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