Se siamo costantemente tutti connessi, come è possibile sentirsi soli? Intendo la solitudine intesa come isolamento, quella che ti fa sentire senza calore, come un blocco di ghiaccio dove la vita sembra non scorrere più. Si cerca uno sguardo, un gesto, una mano tesa, senza accorgersi che quel ghiaccio può essere scongelato solo da noi.
Quell’abbraccio che cerchiamo possiamo offrircelo.
Quella mano tesa che attendiamo, può essere la nostra.
Quel tenero sguardo è il nostro modo di guardare noi stessi.
Che grande magia!
Come possiamo avere la pretesa che gli altri ci diano ciò che non siamo in grado di offrire a noi stessi? Respingiamo parti di noi che non ci piacciono, partendo dal nostro fisico per arrivare agli aspetti più profondi. Occorre riconoscere che si ha paura di mostrarsi così come si è, perché non ci si accetta. Allora iniziamo ad indossare maschere, trucchi, un’apparenza che nasconde i nostri lati più spontanei e naturali. Hai paura di mostrarti così? E sai perché?
Perché vuoi essere accettato dagli altri. Questo bisogno ti spinge a tradire te stesso per essere come ti vogliono e non più quello che sei davvero. Ma quando ti fermi un attimo e inizi a offrire amore ad ogni aspetto di te… allora cambia tutto. Quando ami anche la versione di te brutta, antipatica, strana, goffa, quando abbracci sia la vittima che il carnefice… allora sai che accade? Che non ti importa assolutamente più niente di come ti vedono gli altri.
Capisci allora che noi possiamo vedere sempre e solo noi stessi e che gli altri sono solo specchi sui quali riflettiamo tutte le immagini di noi che non riusciamo a portare al cuore. E così fanno gli altri: ci proiettano addosso tutto ciò che non riescono ad accogliere. Ecco vedi, puoi rilassarti ed essere così come sei, solo che occorre offrire amore a tutto ciò che sei, anche a ciò che non ti piace. Solo così si aprirà un mondo infinito di connessioni dove la parola isolamento non avrà più alcun significato.
Ti senti solo quando non fai entrare nel cuore le immagini di te che non ti piacciono, quando pretendi dagli altri quello che non sei in grado di dare a te stesso, quando ti congeli nella chiusura invece di aprirti per accogliere il mondo così com’è.
Perché questa vita fa così paura? Se ti chiudi all’esistenza perché hai paura quando le cose non vanno come vuoi tu? Come fa la Madre Vita a mostrarti cosa può fare di te, a mostrarti che ti ama infinitamente e che i momenti difficili sono solo possibilità di rinnovamento per volare sempre più verso la vera natura di ciò che sei? Come si fa a vivere se si ha paura della vita? Si torna sempre alla solita questione. La paura della sofferenza. E se la sofferenza fosse solo amore congelato che vuole essere scaldato da un abbraccio per potersi sciogliere e mostrarsi? Solo che questo abbraccio deve venire da noi.
Abbraccio la sofferenza che provo. Proprio quella sensazione, quella sostanza che mi scorre dentro. Offro a quel sentire proprio quello che vorrei ricevere dagli altri e in poco tempo quel ghiaccio si scioglie e non ci si sente più isolati. La connessione è la base dell’esistenza perché siamo tutti Uno. E in questa unità ogni punto è connesso in uno scambio continuo. Lo scambio tra due punti tiene in piedi tutta la creazione.
Non c’è uno che dà e uno che riceve; entrambi i punti danno e ricevono contemporaneamente. Non solo il ricco dà al povero ma anche il povero offre al ricco. Che cosa? Informazioni, pacchetti di luce che servono per diventare sempre più ricchi di informazioni. Sto parlando non di un sapere razionale ovviamente, ma della conoscenza di come funziona il tutto.
Questa conoscenza non può essere contenuta nella mente razionale. Per fortuna non siamo solo la mente razionale. Un infinito vuoto intelligente “contiene” ciò che illusoriamente crediamo di essere e aspetta che la raccolta informativa proceda, così che ogni credenza limitante venga dissolta. Questa parte sconosciuta alla mente razionale può essere chiamata anche Dio, Creatore, Madre Divina…
La capacità accogliente e amorevole di questo infinito vuoto, pieno di luce, ci appartiene, ed è quella che possiamo usare per abbracciare tutto. Abbraccio e mi affido al vuoto intelligente, abbraccio e metto tutto nelle mani del vuoto e mi arrendo a questo vuoto, perché Lui/Lei sa cosa serve alla raccolta informativa che siamo. Occorre solo lasciargli/le fare.
Da qui i mantra di ogni tradizione spirituale: “Mi affido a Te, mi arrendo a Te”.“Sia fatta la tua Volontà” vuol dire che tolgo il potere al “Io voglio” per darlo a questo spazio infinito e intelligente che sa tutto. Vuol dire che offro la fiducia non alla mente razionale ma a quella parte intelligente di me che non conosco.
Solo dopo che mi arrendo al vuoto, il vuoto si esprime e manifesta ciò che mi serve veramente attraverso un’intuizione, un sentire vivo, un’esperienza, così che poi anche la mente razionale abbia il suo cibo e possa unire i puntini. Allora, anche lei capisce il necessario per avere chiarezza e muoversi qui, su questo pianeta. Se ripristino la connessione cosciente con l’intelligenza infinita che sono, avrò chiaro che a tutto pensa Lei/Lui. E apparirà ancor più evidente come il sentirsi isolati è una chiusura alla connessione con questo principio intelligente in noi. Quindi, se ti senti solo, amati come vorresti essere amato, guardati come vorresti essere visto e arrenditi al vuoto intelligente: l’isolamento in cui sei finito si aprirà in miriadi di connessioni con ogni punto dell’universo.
Carlotta Brucco
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