Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

186. ESSERE SPAZIO

C’è un fattore spesso dimenticato: tutto inizia dall’amore.
L’amore non è la fine ma il punto di partenza.
Ma cosa vuol dire?

Se senti paura, ama la paura, non il pensiero della paura. Quello non è vivo. Occorre amare ciò che vive e la paura è un sentire vivo che ti scorre dentro. È una sostanza che senti muoversi nel corpo. Forse in alcuni punti si blocca e fa male. Magari è congestionata nello stomaco, forse sale alla gola… ascolta il suo movimento. Osservalo. È vivo. Tutto ciò che senti è vivo. Ma non è cattivo. Vuole solo attenzione. Un’amorevole attenzione.

Le emozioni difficili sono come delle ondine che si scontrano tra loro e che, ricevendo amore, tornano a fare pace. La nostra amorevole attenzione porta le ondine disarmoniche all’armonia. La paura è come un suono stonato che per ritornare accordato ha bisogno di attenzione, di accoglienza. La paura è un flusso vivo che si muove, lo sentiamo scorrere, se ascoltiamo bene; è a quel flusso che dobbiamo dare amore.

Se rabbia, paura, pesantezza, ansia, avessero solo bisogno di amore?
Il punto è che quell’amore deve venire da noi. Non da qualcun altro, altrimenti non funziona.

Stare con quello che c’è, vuol dire accogliere quello che c’è. Ma prima di poterlo fare occorre riconoscere cosa c’è, perché è facile confondersi. Si confonde il pensiero, la storia con il vissuto. Dobbiamo dare amore al vissuto, non alla storia. La storia ci indica quella sostanza viva che ci scorre dentro.

Non siamo la paura, non siamo la rabbia, ma lo spazio che le accoglie.
Quello che fa male non è l’emozione difficile ma l’identificazione con questa. Quando portiamo il focus dell’attenzione sullo spazio che l’accoglie, si dissolve anche l’identificazione e tutto diventa più semplice.

Difficile forse riconoscere subito la nostra vera natura di infinito intelligente, quindi iniziamo per lo meno a vedere che non siamo solo quello che crediamo di essere. Spostare l’attenzione sullo spazio che accoglie il sentire vivo, espande i confini e ci mostra che siamo anche altro.

Per cui se provo paura, non sono la paura ma lo spazio che l’accoglie.
Proviamo a vivere il corpo come fosse un contenitore vuoto e la paura come una sostanza che vi scorre dentro. Questo contenitore vuoto è amorevole e accogliente per cui offre alla paura un sincero abbraccio.

Senza fretta. Siate lo spazio che accoglie per un po’, finché serve, finché accade qualcosa.
Cosa succede? Solo provando accade l’azione viva che compie l’alchimia. L’operazione alchemica non va pensata ma vissuta.

Vediamo allora che l’amore è il punto di partenza. Ma non il pensare all’amore.
Amore è essere, intanto, quello spazio che accoglie la vita che ci scorre dentro. Se c’è paura o gioia, lo spazio amorevole accoglie entrambe allo stesso modo.

Ecco, iniziamo da qua.
Amore è la non-azione di accoglienza, perché è più un non fare che un fare.
Amore è essere quello spazio che accoglie la sostanza/emozione per ascoltarla, per lasciarla muoversi, senza controllarla, senza respingerla, senza volerla mandare via.
Perché la sostanza/emozione vuole solo essere accolta, sentita tutta…allora se ne andrà da sé. Per ritornare un flusso armonico.

L’ondina stonata tornerà a cantare una meravigliosa sinfonia.
Siamo qua per questo: per portare ogni dolore all’amore.

 

Carlotta Brucco

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